Il Sole24Ore del 4 Maggio 2015 ha ospitato in "Commenti
&Inchieste" una recensione del volume di Peter Singer
"The Most Good You Can Do".
La trascriviamo, offrendola all'attenzione di altri. Infatti, se ne
potrà condividere con felice stupore il messaggio, in considerazione della qualità dello
scenario di idee e di fatti, cui oggi s'assiste in molti ambiti e a ogni
livello.
"Gli esseri umani possono davvero sentirsi motivati
dall’altruismo? Il mio nuovo libro “The Most Good You Can Do” illustra la
comparsa di un nuovo movimento denominato Effective Altruism (Altruismo
efficace) e mentre facevo interviste per documentarmi sono rimasto sorpreso da
quanto spesso sia formulata questa domanda.
Perché dovremmo dubitare dell’agire a fini altruistici di
alcune persone, quanto meno in alcune occasioni? In termini di evoluzione,
possiamo comprendere facilmente l’altruismo verso un congiunto o un prossimo in
grado di ricambiare l’aiuto che diamo. Pare plausibile supporre che, una volta
sviluppatasi a sufficienza la nostra capacità di ragionare e riflettere per
capire che anche gli sconosciuti possono soffrire e godere la vita quanto noi,
almeno alcuni tra noi agiscano altruisticamente anche nei confronti degli
sconosciuti.
Gallup, società di sondaggi d’opinione, ha intervistato
persone di 135 paesi, chiedendo se negli ultimi mesi avessero effettuato
donazioni per beneficienza, se si fossero attivati come volontari in qualche
organizzazione o se avessero aiutato un perfetto estraneo. Dai risultati,
raccolti per il World Giving Index 2014, risulta che quasi 2,3 miliardi di
persone, un terzo della popolazione mondiale, compie almeno un’azione di puro
altruismo al mese. (...)
Il movimento Altruismo Efficace è formato da persone che
donano con il cuore e con il cervello. Scopo della loro donazione è ottenere il
massimo possibile dalle risorse che sono disposti a mettere da parte per tale
fine.
Tra queste risorse può esserci un decimo, un quarto o
perfino la metà delle loro entrate. Il loro altruismo può concretizzarsi in
tempo e talenti, e influenzare la loro scelta di una carriera. Per perseguire
il loro scopo, usano la logica e si documentano per assicurarsi che qualsiasi
risorsa loro dedichino a fare del bene sia quanto più possibile efficace.
Da numerosi studi risulta che chi è generoso in genere è
più felice e più soddisfatto della propria vita rispetto a chi non fa
beneficienza.
Da altre ricerche sappiamo che l’atto di donare porta ad
attivare anche i circuiti cerebrali della ricompensa (le aree del cervello
stimolate da cibi stuzzicanti e dal sesso).
Ciò non significa, tuttavia, che questi donatori non sono
altruisti. La loro motivazione esplicita è aiutare gli altri, e donare li rende
più felici soltanto in conseguenza del fatto che il loro aiuto effettivamente
aiuta gli altri.
Se esistessero più persone di questo tipo, si donerebbe di
più ed è questo che noi tutti vogliamo. Definire l’“altruismo” in termini così
stretti, al punto che si ritiene opportuno utilizzare questa parola soltanto
quando la donazione appare in contraddizione con l’interesse generale e complessivo
di una persona, significa mancare completamente di centrare il punto: la
situazione migliore da auspicare è quella nella quale promuovendo gli interessi
degli altri si agisce in armonia per promuovere anche i propri".
Traduzione di Anna Bissanti
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