Il Tempo, in sé fluire di momenti transeunti che vanno accolti, si apre a un "oltre" custode Eterno di valori trascendenti che vanno abitati. Vicende e realtà tendono alla suprema fusione nell'infinita Totalità, anima di ogni Speranza.
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lunedì 2 novembre 2015

IL SINODO SULLA FAMIGLIA? UN EVENTO ECCEZIONALE?


Pubblicato su Affaritaliani il 3 ottobre 2015
 
Ha inizio domani il sinodo dei vescovi cattolici sulla famiglia, che segnerà una “svolta pastorale” fondata sugli insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II (concluso esattamente 50 anni fa) e sostenuta dal magistero di papa Francesco, che, aprendo il sinodo straordinario l’anno scorso, aveva già esortato tutti i vescovi: “Non caricate pesi sulle spalle delle famiglie”. Ecco, allora, la novità: i problemi della famiglia vanno esaminati, vagliati e approfonditi con il  contributo indispensabile di tutte le componenti la vita reale delle donne e degli uomini, cioè non si esamineranno solo le convinzioni degli uomini di chiesa e dei credenti in genere, ma si confronteranno anche le esperienze e le opinioni laiche, sociali, politiche ed economiche. E, coerentemente con questa nuova svolta, domani si apriranno i lavori del sinodo ordinario con regole nuove e rivoluzionarie, grazie alle quali verrà garantito un dibattito più ampio e più aderente alle realtà concrete dei problemi umani e familiari. Infatti, a differenza di quanto accadeva in passato, ci sarà più spazio alle discussioni anche nei gruppi ristretti di lavoro (denominati “Circuli minores”, che costituiranno 13 sessioni), suddivisi su base linguistica: due in italiano, tre in francese, tre in spagnolo, quattro in inglese e uno in tedesco. Le loro conclusioni saranno adeguatamente ponderate e verranno pubblicate integralmente a conclusione di ognuna delle tre settimana di lavoro. 

Non sembra occasionale che alla vigilia di questo sinodo sia stato pubblicato il volume “Paolo VI e il Sinodo dei Vescovi” (Edizioni Vivere, Roma, 2015), in cui si sottolinea come fin dall’inizio del Concilio Vaticano II si parlò spesso pubblicamente dell’istituzione di un consiglio, composto da rappresentanti di tutto l’episcopato, che fosse di aiuto al Papa nel governo della chiesa universale. Lo scopo del sinodo è chiaro: offrire a ogni vescovo cattolico il mezzo per offrire al papa “una più efficace collaborazione” nel governo della chiesa universale, divenuto sempre assai difficile per la vastità geografica e per la diversità delle situazioni locali, soprattutto al nostro tempo, dominato da una spaventosa pluralità di culture e di civiltà, in cui la chiesa deve agire concretamente. Pertanto, c’è e ci sarà sempre bisogno di dialogo aperto e di collaborazione reciproca. E fu proprio papa Paolo VI a volere e a istituire il sinodo dei vescovi il 15 settembre 1965 sulla scia del concilio ereditato da Giovanni XXIII. E Bergoglio, rivolgendosi ai suoi vescovi, ha citato proprio Montini, che affidava al Sinodo questo compito: “Scrutando attentamente i segni dei tempi – ha ricordato - cerchiamo di adattare le vie e i metodi alle accresciute necessità dei nostri giorni e alle mutate condizioni della società”.
 
Comunque, che si stia assistendo a un evento eccezionale non sembra sia un luogo comune. Già oggi pomeriggio, infatti, alle 17 in piazza san Pietro si terrà una veglia di preghiera preparatoria e propiziatoria, solo che ad aprirla non saranno né il papa, né qualche cardinale e nemmeno qualche insigne teologo e vaticanista, ma una coppia di sposi, cui seguiranno altre “famiglie”, che però non delineeranno quadri di vita familiare astratti ed inesistenti, ma che narreranno scene di vita ordinaria, porranno quesiti e chiederanno risposte, perché la famiglia ideale e perfetta non è mai esistita né esiste tuttora nella realtà del tempo storico, cui anche la chiesa è ora che guardi, per comprenderne problematiche quotidiane, cercarne efficaci indicazioni etiche e indicarne norme morali umanamente possibili e storicamente lecite.
 
Da parte sua, già all’inizio del suo pontificato, Papa Francesco – che questa sera interverrà per ultimo e che alla fine di tutti i lavori dovrà trarre la sintesi conclusiva - ricordava con parole colme di tenerezza l’importanza della famiglia esistente, nella quale debbono realizzarsi l’incontro e il dialogo tra le generazioni: “I bambini e gli anziani – disse - costruiscono il futuro dei popoli (…). E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi e di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”. Per questo in queste giornate si ha la netta sensazione che papa Francesco stia stringendo come in un ideale abbraccio tutti i problemi della famiglia, realizzando  il sinodo straordinario dell’ottobre 2014 e il sinodo generale del 2015, e passando dalla tappa di Filadelfia: ponendo l’attenzione sulla famiglia, questo papa propone una chiesa che “respira a pieni polmoni, per se stessa e per tutta l’umanità”.


 

 

 

venerdì 10 luglio 2015

BERGOGLIO. IL PAPA CHE FA SPERARE E TREMARE

Pubblicato su Affaritaliani  l’8 giugno 2015

 

Papa Bergoglio stupisce ogni giorno di più. Apparentemente “normale”, solitamente misurato e calmo, con il suo gesto calcolato e “senza parole” trasfonde fiducia rigeneratrice ma, nello steso tempo, scuote le coscienze degli “uomini e donne di buona volontà, tutti fratelli e sorelle”, e spesso genera riflessioni serie e incute paura e tremore. Mentre coloro che guidano popoli interi e governano nazioni vaste o piccole dissertano sui temi d’equilibrio di bilancio, di crescita e decrescita misurate in piccoli decimali, e talora si spingono a sfiorare il problema dei poveri, dei migranti e dei profughi (perlopiù attenti alle ripercussioni sul proselitismo elettorale), Papa Francesco ha individuato a tempo e senza rumore una struttura nei pressi del Vaticano, in cui sono stati già avviati i lavori per realizzare un dormitorio per ospitare una trentina di senzatetto.

Nel frattempo, sabato scorso 6 giugno, a Sarajevo, in Bosnia, ha ripetuto il suo appello: “Mai più la guerra! La pace è opera della giustizia”; e ha sottolineato con estremo realismo che la pace non va predicata, ma va costruita quotidianamente con “passione, pazienza, tenacia”, senza lasciarsi scoraggiare dal fatto che “nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati e una sorta di terza guerra mondiale combattuta a pezzi”.

Come ogni domenica, anche ieri alle ore 12, papa Francesco s’è affacciato con rispettosa puntualità alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per la recita dell’Angelus con i fedeli e i pellegrini, che lo attendevano, numerosissimi come sempre, in Piazza San Pietro. “Sono andato a Sarajevo, per incoraggiare il cammino di convivenza pacifica tra popolazioni diverse”, ha esordito, per evitare ogni distorsione del suo gesto e qualunque strumentalizzazione delle sue parole e dare l’unico significato autentico del suo viaggio in Bosnia ed Erzegovina. Lì, infatti, aveva rilanciato il grido già di Wojtyla: “Basta guerra e nazionalismi esasperati!” e, durante il breve viaggio di ritorno a Roma in aereo, concedendosi come solitamente alle domande dei giornalisti, aveva denunciato con forza la vigliaccheria dei potenti e l’ipocrisia degl’indifferenti: “C’è l’ipocrisia, sempre! Per questo ho detto che non è sufficiente parlare di pace: si deve fare la pace! E chi parla soltanto di pace e non fa la pace è in contraddizione; e chi parla di pace e favorisce la guerra – per esempio con la vendita delle armi – è un ipocrita!”.

Mercoledì prossimo, 10 giugno, sarà ricevuto in udienza privata il presidente russo Vladimir Putin, in Italia per la visita all’Expo di Milano. Sarà il quinto incontro che Putin avrà con un papa: nel 2000 e nel 2003 con Vojtyla, nel 2007 con Ratzinger e 2013 con lo stesso Bergoglio. In quell’occasione, argomento principale del loro colloquio – al quale il leader russo si presentò con ben 50 minuti di ritardo – fu la crisi siriana, per la soluzione della quale era stata tenuta circa due mesi prima una veglia di preghiera, durante la quale il pontefice da poco eletto aveva precisato: “Anche oggi ci lasciamo guidare dagli idoli, dall’egoismo, dai nostri interessi; e questo atteggiamento va avanti: abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le nostre ragioni per giustificarci. Come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte!”. Il giorno dopo quella veglia, all’Angelus, il Papa, si era spinto ancora più oltre, affermando che “sempre rimane il dubbio se questa guerra di qua o di là è davvero una guerra, oppure è una guerra commerciale, per vendere armi o è per incrementarne il commercio illegale”.

Per il prossimo 18 giugno è stata annunciata la pubblicazione della prima enciclica “scritta” di papa Francesco. La giustizia, la pace e la libertà degli uomini e dei popoli d’ogni nazione non sono una chimera da deridere, ma un obiettivo da credere e da cercare di raggiungere. Saranno questi – stando a indiscrezioni editoriali – la natura e il contenuto dell’enciclica. Non un trattato scientifico, non un manuale di sociologia, non un libercolo provocatorio, e nemmeno un manifesto politico per la conquista d’un potere. Ma una semplice lettera pastorale che, fotografando situazioni concrete verificabili, mira a  ricordare e difendere i valori morali propri della dignità dell’uomo. Un appello, quindi,     a costruire la pace, la giustizia e la libertà minacciate dalle ideologie dell’autonomia incondizionata di mercato globale e della sfrenata speculazione finanziaria. Forse per questo molta parte di umanità attende e spera, ma altra parte di politica e di finanza trema.

Ma Bergoglio va avanti. E molti attendono nuovi suoi interventi, che facciano germogliare fecondi semi di libertà concreta, fatta di giustizia e di pace. Infatti, fra circa 48 ore papa Francesco colloquierà col capo della Russia; il 24 settembre prossimo sarà in visita negli Stati Uniti. Sarà il primo pontefice a rivolgersi ai deputati americani del Congresso riuniti in seduta straordinaria: questo testimonia l’autorevolezza del pontefice. Una nota diffusa qualche mese fa dalla Casa Bianca comunica che la vigilia dell’incontro ufficiale i due leader avranno un colloquio privato, per ribadire il comune impegno nell’affrontare molti problemi, ma con particolare attenzione “per gli emarginati e i poveri, la necessità di dare opportunità economiche a tutti, la salvaguardia dell'ambiente (…) l'accoglienza dei migranti e dei rifugiati nelle nostre comunità”.