Per “Politica” si è intesa – sin dalle culture più
antiche – una concezione di indiscusso contenuto etico, generalmente
appannaggio di persone probe e di chiara moralità anche privata.
Di conseguenza, la pratica della “Politica” era
pensabile solo come attività da affidare solo a delle personalità capaci di
“guidare” la “città” soprattutto grazie al patrimonio morale della loro vita
coerente ed onesta, tale da essere esempio a tutti e, massimamente alle nuove
generazioni: la politica era, quindi, la maestra e l’educatrice dei popoli e
dei singoli, che apprendevano così le tradizioni virtuose e i valori
fondamentali mirati alla reciproca crescita globalmente umana.
Tali personalità, ovviamente, venivano richieste di
dedicare un po’ della loro vita alla cosa pubblica: ed esse accettavano
coerentemente ai loro principi di “servizio”. Mai avrebbero rivendicato un
proprio “diritto di fare politica”, e tanto meno di costituire la “classe politica”
esperta e capace.
Dopo il servizio “regalato” alla propria comunità,
si ritiravano senza nulla pretendere, soddisfatti solo di “aver fatto
politica”: e così contenti, assistevano alla vita pubblica della loro “città”
guidata da altre persone ugualmente idonee e disponibili a “regalare un pò
della loro vita alla cosa pubblica: ed esse accettavano coerentemente ai loro
principi di servizio”.
Chissà su quale pianeta sono andati a finire questi
uomini veri, destinati dalla storia a vivere in tempi in cui era possibile una
vita umana e sociale veramente a dimensione d’uomo!
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