Il Tempo, in sé fluire di momenti transeunti che vanno accolti, si apre a un "oltre" custode Eterno di valori trascendenti che vanno abitati. Vicende e realtà tendono alla suprema fusione nell'infinita Totalità, anima di ogni Speranza.
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giovedì 4 giugno 2015

ITALICUM, MATTARELLA FIRMA: IL POPOLO TORNA "SOVRANO"

Pubblicato su Affaritaliani, Mercoledì, 6 maggio 2015

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato la legge elettorale, che gli è stata presentata dal Parlamento eletto dal popolo italiano, il quale in quest'occasione ha potuto esercitare la propria sovranità "nelle forme e nei limiti della Costituzione", cioè con tutte le modificazioni spesso sostanziali cui è stata sottoposta. Comunque, la nuova legge elettorale è legge e, quindi, da onorare, qualunque possa essere il giudizio dei cittadini, almeno finchè un successivo intervento legislativo non la corregga o la cancelli del tutto: è questo un fondamento giuridico, che affonda le radici nel diritto della Roma antica, e che s'era imposto in tutta la sua valenza morale già molti secoli prima nella Grecia con la testimonianza di Socrate, primo martire del modello di guida democratica.
I cittadini italiani, quindi, ora debbono rispettare la legge promulgata; e, tuttavia debbono nello stesso tempo, vagliarne responsabilmente più a fondo i contenuti; ma non per svilirli e denigrarli, bensì per scoprire possibili ulteriori indirizzi adatti a rinforzarne i pregi ed eliminarne eventuali carenze e pericoli. Nel loro agire concreto - dato che in Italia vige il sistema di democrazia rappresentativa - essi faranno ciò nei modi consentiti nei luoghi a ciò deputati. Bisogna partire, infatti, concretamente dal prendere atto di alcune modifiche sostanziali apportate negli anni anche al dettato costituzionale, sia formalmente e sia tramite la prassi. Si pensi alla trasformazione radicale della natura e del ruolo del partito politico.
Le nuove generazioni non possono più nemmeno immaginare cosa fosse prima degli anni '90 il partito politico disposto nell'articolo 49 della Costituzione quale "diritto di tutti i cittadini di associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale"; e, di conseguenza non possono capire il significato autentico dell'articolo 67, quando prescrive che "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". I partiti politici così intesi erano guidati da "maestri" esperti e buoni, che educavano a guardare più lontano e pensare progetti di bene comune. I partiti, pertanto, pur distinguendosi tra di loro per i valori che ciascuno propugnava come più urgenti, elaboravano progetti e proponevano programmi dettati dai reciproci convincimenti, ma tutti ispirati dal bene comune. E all'interno di ciascun partito si creavano indirizzi diversi, ma ugualmente fecondi e disponibili al dialogo leale e onesto. E sempre con relazioni di reciproco rispetto, anche nei momenti di confronto e di scontro.
Quando s'afferma ciò, talvolta si ha la sensazione d'essere abitanti d'un pianeta ormai scomparso. Infatti, ripercorriamo le modalità con cui le varie forze politiche hanno discusso il testo della legge ora promulgata; oppure riconsideriamo la qualità di linguaggio e i toni usati, spesso anche pubblicamente, da alcuni notabili della classe politica; oppure rivediamo certe scene sconcertanti avvenute nelle Aule parlamentari; oppure, infine, ascoltiamo il grido di sfida lanciato lo scorso 3 maggio dal premier a Bologna a chi s'azzardava di contestarlo: "Non ci facciamo certo spaventare da tre fischi: abbiamo il compito di cambiare l'Italia e la cambieremo, di non mollare e non molleremo". Ma basterebbe leggere il tweet scritto oggi dal premier per pubblicare la foto della sua firma in calce al testo della nuova legge: "Una firma importante. Dedicata a tutti quelli che hanno creduto, quando eravamo in pochi a farlo". Si rimane confusi, e non poco. Una classe politica ha il dovere di rispettare il decoro e la dignità dei cittadini; un autorevole rappresentante del popolo deve guardare sempre e comunque al bene della Nazione, prestando maggiore considerazione alla voce soprattutto di coloro che criticano e addirittura osteggiano. E' proprio dell'uomo politico in generale e di governo in particolare distinguere e valutare..

Ora, però, la nuova legge elettorale di cui è stato dotato l'elettore italiano - comunque sia stata proposta, discussa, ostacolata, difesa, approvata - apporta novità positive, benché mescolate a qualche pericoloso rischio. Infatti, se introdurre con norma costituzionale il modello di democrazia maggioritaria a livello nazionale è stato sempre un tentativo fallito per diversi motivi, negli ultimi vent'anni, però, con le non poche elezioni che si sono succedute, in maniera indiretta ma di fatto, i cittadini sono andati quasi convincendosi d'essere davvero loro a decidere chi avrebbe li governato: cioè, il capo indicato già sulla scheda elettorale di "uno dei due raggruppamenti" in competizione. Ora, con la nuova legge elettorale sarà il capo di "una delle due liste" che, a causa dei requisiti richiesti per ottenere il premio di maggioranza, rimarranno per sfidarsi definitivamente al ballottaggio. Quindi, concretamente sarà il ballottaggio il momento decisivo, in quanto, data l'alta soglia stabilita per ottenere l'assegnazione del premio di maggioranza, difficilmente vi sarà un vincitore al primo turno.

Ecco allora l'importanza del voto del singolo cittadino. I partiti anche in occasione del ballottaggio potranno mettere in campo loro vecchie e nuove strategie, ma sarà la coscienza civica e la responsabilità politica del popolo a scegliere il più idoneo tecnicamente e il più dotato eticamente, a cui affidare il governo per un intero quinquennio. Il ballottaggio, quindi, restituisce il potere concreto ai cittadini. Saranno essi a determinare il futuro dell'Italia, e non avranno alibi per attribuire ai "vizi" altrui eventuali negatività. Questa volta vale davvero che il governo è lo specchio del popolo. Certo non è compito facile né la prospettiva è incoraggiante: la vita politica italiana ha bisogno d'un valido e creduto supplemento d'umanità integrale, aperta alla totalità dei bisogni dell'uomo e all'ordine dei valori degni d'un popolo veramente progredito e civile.

martedì 17 marzo 2015

POTERE COME SERVIZIO, SPERANZA NELL'ERA MATTARELLA

Pubblicato su "Affaritaliani" mercoledì, 25 febbraio 2015

All'imprevedibile stupore per i forti messaggi della "Enciclica dei gesti", che Papa Francesco (o, meglio, Francesco, vescovo di Roma) lancia ormai quotidianamente, fa seguito un inaspettato sconcerto per il comportamento normale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Entrambi ai vertici d'un alto potere loro affidato, continuano entrambi a vivere la quotidianità come uomini e cittadini comuni, che adempiono con consapevolezza e senso del dovere ai compiti loro fiduciosamente affidati e da loro liberamente accettati. Crea forte incredulità, tuttavia, che a stupire siano la normalità umana e la dignità istituzionale, che rendono comprensibile, accettabile e persino piacevole l'esercizio del potere come servizio disponibile a tutti e non come supremazia da esercitare su tutti. Crea meraviglia un Presidente della Repubblica, che esce da casa in panda, che usa un volo di linea per recarsi a visitare i suoi cari defunti, che utilizza due mezzi pubblici per andare da Roma a Firenze, per presenziare alla Scuola Superiore della Magistratura l'inaugurazione dei corsi di formazione del 2015.

Stupore e incredulità, tanto opposti sono stati per decenni gli spettacoli offerti dalle varie "cariche pubbliche". E il neo presidente della Repubblica (come già anche il pontefice romano) va diritto non solo nelle forme, ma soprattutto nella sostanza concreta dei problemi reali e, senza alcuna esitazione, anzi con cipiglio mite ma risoluto e, quindi, indisponibile a qualunque aggiustamento improprio, avverte chiunque che le problematiche debbono essere considerate nell'ottica delle esigenze del popolo e risolte nella prospettiva del maggior bene comune. A partire dal potere giudiziario, terzo insieme a quello legislativo ed esecutivo. "I magistrati - scandisce - siano terzi, autonomi e imparziali, né protagonisti né burocrati nel processo"; e a richiedere ciò con urgenza non è qualche tattica compromissoria tra i poteri pubblici o qualche convenienza di equilibri tra i partiti politici, bensì il "bisogno di legalità fortemente avvertito nel Paese". Per soddisfare questo bisogno la stessa magistratura è invitata a darsi "delle strategie organizzative volte al recupero di efficienza", proprio perché è lo stesso ordinamento della Repubblica che "esige che il magistrato sappia collegare equità e imparzialità, fornendo una risposta di giustizia tempestiva per essere efficace, assicurando effettività e qualità della giurisdizione".

Da questo modo di comportarsi del presidente Mattarella sono avvisati gli altri due poteri (Parlamento legiferante e Governo esecutivo) e i responsabili dei partiti politici.

Il Governo proclama e minaccia di "andare avanti per la sua strada", interpretando ogni richiesta di confronto come tentativo di rallentare il cammino e accusando ogni posizione diversa dalla sua come volontà conservatrice. Il Governo s'appella alla decretazione d'urgenza e alla richiesta di fiducia (talora ricattatoria), dalle altre parti si minaccia l'ostruzionismo delle Camere e la contestazione delle piazze. Tutti sono d'accordo ad invocare e reclamare l'intervento del presidente Mattarella. Ma il neopresidente ha fatto sapere che ogni tema, che sarà proposto al suo esame, sarà "esaminato scrupolosamente sotto il profilo della necessità e dell'urgenza". Del resto, nel suo discorso di insediamento Mattarella ha fatto capire - ovviamente a chiunque avesse voluto capire - che suo impegno sarebbe stato quello di riportare la vita politica e istituzionale alla normalità: "Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l'esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare". Fondandosi su solide basi, anche la Presidente della Camera Laura Boldrini aveva sanzionato il potere esecutivo, in quanto " bisognava considerare i pareri dati dalle Commissioni".

L'arbitro è imparziale. Forse i giocatori non gli facilitano il compito: qualora si propongano di fare, basta che guardino un po' di il là del loro recinto ed esercitino il potere come servizio per il bene comune. Guardando, come modello, ciò che fanno papa Francesco e il presidente Mattarella.