Il mito è quello di Pitagora. Il mito si costituisce intorno al sodalizio fondato nel VI secolo a.C. da una figura che già nell'antichità è leggenda. Sciamano e semidio, mago, taumaturgo dotato di poteri sovrannaturali. Iniziato ai misteri egizi, seguace di Zoroastro e di Mosè. Matematico e fisico, assertore dell'eliocentrismo, riformatore morale e capo di una setta religiosa. Di origine greca o tirrena, capostipite della “scuola italica”. All'inizio dell'Ottocento si pone in dubbio “perfino la sua inafferrabile presenza storica”. Rivendicato ed enfatizzato tra Seicento e Settecento fino ad acquisire la consistenza di un mito nazionale tra l'età napoleonica e l'Unità.
“Le leggende che circondano il Pitagora riformatore, sciamano, autore di miracoli e di meraviglie - scrive Casini - ricadono nelle fabulazioni del pensiero mitico, in un passato sapienziale arcaico, distinto dalla fase creativa nella quale le intuizioni della “scienza” pitagorica si configurano come frutto di ricerche razionali”A Pitagora sono state attribuite dubbie priorità di scoperte tramandate da aneddoti, dal teorema che porta il suo nome, agli intervalli della scala musicale ai numeri irrazionali e ai solidi regolari “platonici”, di cui Euclide mostra le proprietà. I detti oracolari, i tabù alimentari, la dottrina della reincarnazione dell'anima, il simbolismo arcano dei numeri e l'armonia delle sfere celesti. Dissolte le nebbie della leggenda, la critica moderna ha rivelato l'inconsistenza di molte attribuzioni, viziate “dal peccato d'origine delle finzioni e invenzioni neopitagoriche”. e tuttavia “la storia delle idee non procede soltanto per verità razionali”, afferma a ragione Casini. Il suo percorso è molto più incerto e sfuggente.Ecco perché
“ignorare un mito così multiforme per il suo alto contenuto di errore precluderebbe ogni comprensione dei motivi accessori che fiorirono ai margini della leggenda e nutrirono l'immaginazione di generazioni”
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