Pubblicato su Affaritaliani il 3 ottobre 2015
Ha inizio domani il sinodo dei vescovi
cattolici sulla famiglia, che segnerà una “svolta pastorale” fondata sugli
insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II (concluso esattamente 50 anni
fa) e sostenuta dal magistero di papa Francesco, che, aprendo il sinodo
straordinario l’anno scorso, aveva già esortato tutti i vescovi: “Non caricate
pesi sulle spalle delle famiglie”. Ecco, allora, la novità: i problemi della
famiglia vanno esaminati, vagliati e approfonditi con il contributo indispensabile di tutte le componenti
la vita reale delle donne e degli uomini, cioè non si esamineranno solo le
convinzioni degli uomini di chiesa e dei credenti in genere, ma si
confronteranno anche le esperienze e le opinioni laiche, sociali, politiche ed
economiche. E, coerentemente con questa nuova svolta, domani si apriranno i
lavori del sinodo ordinario con regole nuove e rivoluzionarie, grazie alle
quali verrà garantito un dibattito più ampio e più aderente alle realtà
concrete dei problemi umani e familiari. Infatti, a differenza di quanto
accadeva in passato, ci sarà più spazio alle discussioni anche nei gruppi
ristretti di lavoro (denominati “Circuli minores”, che costituiranno 13
sessioni), suddivisi su base linguistica: due in italiano, tre in francese, tre
in spagnolo, quattro in inglese e uno in tedesco. Le loro conclusioni saranno adeguatamente
ponderate e verranno pubblicate integralmente a conclusione di ognuna delle tre
settimana di lavoro.
Non
sembra occasionale che alla vigilia di questo sinodo sia stato pubblicato il
volume “Paolo VI e il Sinodo dei Vescovi”
(Edizioni Vivere, Roma, 2015), in cui si sottolinea come fin dall’inizio del
Concilio Vaticano II si parlò spesso pubblicamente dell’istituzione di un
consiglio, composto da rappresentanti di tutto l’episcopato, che fosse di aiuto
al Papa nel governo della chiesa universale. Lo scopo del sinodo è chiaro:
offrire a ogni vescovo cattolico il mezzo per offrire al papa “una più efficace
collaborazione” nel governo della chiesa universale, divenuto sempre assai
difficile per la vastità geografica e per la diversità delle situazioni locali,
soprattutto al nostro tempo, dominato da una spaventosa pluralità di culture e
di civiltà, in cui la chiesa deve agire concretamente. Pertanto, c’è e ci sarà
sempre bisogno di dialogo aperto e di collaborazione reciproca. E fu proprio papa
Paolo VI a volere e a istituire il sinodo dei vescovi il 15
settembre 1965 sulla scia del concilio ereditato da
Giovanni XXIII. E Bergoglio, rivolgendosi ai suoi vescovi, ha citato proprio
Montini, che affidava al Sinodo questo compito: “Scrutando attentamente i segni
dei tempi – ha ricordato - cerchiamo di adattare le vie e i metodi alle
accresciute necessità dei nostri giorni e alle mutate condizioni della
società”.
Comunque, che si stia assistendo a un
evento eccezionale non sembra sia un luogo comune. Già oggi pomeriggio, infatti,
alle 17 in piazza san Pietro si terrà una veglia di preghiera preparatoria e
propiziatoria, solo che ad aprirla non saranno né il papa, né qualche cardinale
e nemmeno qualche insigne teologo e vaticanista, ma una coppia di sposi, cui
seguiranno altre “famiglie”, che però non delineeranno quadri di vita familiare
astratti ed inesistenti, ma che narreranno scene di vita ordinaria, porranno
quesiti e chiederanno risposte, perché la famiglia ideale e perfetta non è mai
esistita né esiste tuttora nella realtà del tempo storico, cui anche la chiesa
è ora che guardi, per comprenderne problematiche quotidiane, cercarne efficaci
indicazioni etiche e indicarne norme morali umanamente possibili e storicamente
lecite.
Da parte sua, già all’inizio del suo
pontificato, Papa Francesco – che questa sera interverrà per ultimo e che alla
fine di tutti i lavori dovrà trarre la sintesi conclusiva - ricordava con
parole colme di tenerezza l’importanza della famiglia esistente, nella quale
debbono realizzarsi l’incontro e il dialogo tra le generazioni: “I bambini e gli anziani – disse -
costruiscono il futuro dei popoli (…). E’ il custodire la gente, l’aver cura di
tutti con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi e di coloro che sono più
fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”. Per questo in
queste giornate si ha la netta sensazione che papa Francesco stia stringendo come
in un ideale abbraccio tutti
i problemi della famiglia,
realizzando il sinodo straordinario
dell’ottobre 2014 e il sinodo generale del 2015, e passando dalla tappa di
Filadelfia: ponendo l’attenzione sulla famiglia, questo papa propone una chiesa
che “respira a pieni polmoni, per se stessa e per tutta l’umanità”.
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