Nel
“Corriere della Sera” di ieri, 19 maggio 2017, è stata proposta una “Opinione”
a firma di Dacia Maraini. Lo stile piacevole e il contenuto interessante (col sorriso
si correggono non poche stupidità, aveva già detto duemila anni fa il poeta
latino Orazio) ne rendono davvero utile la lettura. E noi la riproponiamo.
Il linguaggio segreto, simbolo di
fragilità.
Di Dacia Maraini
Le
mode hanno qualcosa di stupido e devastante. Se chiedi a un ragazzo perché
porti i capelli rasati di fianco e alzati sul capo come un panierino, ti
dirà che fanno tutti così. Ma lo sai che questa moda della rasatura laterale
vuole esprimere una rabbia militaresca ed è stata lanciata da Kim Jong, il
piccolo grasso crudelissimo dittatore della Corea del nord? Mi si risponde con
una alzata di spalle. Fanno pure ridere quelli che comprano a caro prezzo dei
jeans pieni di strappi che imitano una finta povertà che piace soprattutto a
chi povero non è. E che dire della moda delle scarpe a punta, (per fortuna
ormai passata) che provoca deformazioni ai piedi? Il mito del piede piccolo
nasceva in Cina dalla volontà di mostrare che una ragazza nobile e ricca non
aveva bisogno di camminare. Andare a piedi era da contadine, per questo si
torturavano i piedi fino a renderli inutilizzabili. Anche le scarpe a punta e i
tacchi alti di oggi sono deleteri per un piede di donna che vuole camminare,
correre, salire e scendere le scale. Ma se la moda lo chiede…
E
che dire della barba lunga, spesso ingrigita, che gli adulti, soprattutto
intellettuali, portano con disinvoltura? Sono stati i fanatici religiosi a
cominciare. Per loro la barba è un simbolo di austerità e rigore morale. Il
paradosso è che anche chi si dichiara laico e combatte i fanatismi, si fa
crescere la barba. È la moda, e non ci posso fare niente, cara amica. Chi sa
che il tatuaggio nasce nelle prigioni, come il linguaggio della pelle
prigioniera? Erano gli analfabeti, i poveri schiavi che non sapevano né leggere
né scrivere a parlare con le immagini del loro corpo. Il tatuaggio più ripetuto
era la farfalla (ricordate Papillon?) o il gabbiano, che esprimevano il
desiderio di attraversare le sbarre e inoltrarsi in un cielo libero. Anche una
figura femminile o una barca dalle vele spiegate, parlavano della libertà
perduta. Il corpo diventava la carta su cui si scrivevano i messaggi di un
recluso infelice e solo. Come mai oggi ragazzi e ragazze, mai stati in
prigione, si fanno infilare gli aghi nella pelle per imitare senza saperlo quei
disperati segregati nelle carceri dei secoli scorsi? La moda si nutre di
linguaggi segreti e memorie perse, e racconta una fragilità senza rimedio.
L’arroganza sta nel ripetere un rito senza conoscerne le origini, per cieca
allusione a una sofferenza non propria, come il crocifisso scintillante su un
petto di donna, come l’anello infisso in una palpebra o sul labbro a memoria di
una lontana schiavitù.
1 commento:
Lei invece è solo un arrogante che insiste a voler parlare di cose che non può capire, per la sua banale natura di uomo senza nessuna sostanza.
Lei è un bigotto di periferia che si improvvisa sapiente per nascondere il vuoto nauseante che si porta dentro... ha ammazzato i miei sogni sul nascere, e nemmeno la conoscevo! Non importa, professore, anche con il suo "contributo" sono riuscita ad assaporare ugualmente tanta bellezza nella mia vita, mentre lei, caro professore, continuerà ad arrampicarsi sulle sue, ormai, vuote e ridicole megalomanie.
Con tutto il rispetto, si vada pure a ritirare nelle sue segrete stanze, professore... Non abbiamo bisogno dei suoi stupidi consigli imbottiti di nullità sostanziale. A distanza di 20 anni, ancora una volta le auguro tutta l'ignoranza del mondo al capezzale del suo letto.
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