Il Tempo, in sé fluire di momenti transeunti che vanno accolti, si apre a un "oltre" custode Eterno di valori trascendenti che vanno abitati. Vicende e realtà tendono alla suprema fusione nell'infinita Totalità, anima di ogni Speranza.

venerdì 24 giugno 2005

GIOVANNI ANDREAE e FRANCESCO BACONE - PER LA SCIENZA CHE GENERA LA SOLIDARIETA’ FRATERNA

UN MESSAGGIO FORTE DAL SEICENTO, QUALE SECOLO DELLA SCIENZA

L'opuscolo anonimo, Fama Fraternitatis o Rivelazione della Confraternita del nobilissimo Ordine della Rosa-Croce, stampato a Kassel da Wilhelm Wessel nel 1614, si apriva con queste parole: “Poiché l’unico dio saggio e misericordioso in questi ultimi tempi ha riversato sull'umanità la sua misericordia e bontà con tanta dovizia, da permetterci di conseguire una conoscenza sempre maggiore e perfetta di suo figlio Gesú Cristo e della Natura, possiamo vantarci a buon diritto di vivere in un tempo felice, in cui Egli non solo ha rivelato quella metà del mondo fino ad ora a noi sconosciuta e celata e ci ha fatto conoscere molte meravigliose opere e creature della Natura mai viste prima, ma ha anche fatto sorgere uomini di grande sapienza, che potrebbero in parte rinnovare e condurre a perfezione tutte le arti, ora contaminate e imperfette, cosicché l’uomo possa finalmente comprendere la sua nobiltà e il suo valore e perché sia chiamato microcosmo e quanto la sua conoscenza si estenda nella natura”. (Fama Fraternitatis o Rivelazione della Confraternita del nobilissimo Ordine della Rosa-Croce in Frances Amalia Yates, L'illuminismo dei Rosa-Croce, Appendice, Einaudi Editore, Torino, 1976. p.283).
Nel The Advancement of Learning, pubblicato nel 1605 e dedicato a Giacomo I, Francesco Bacone aveva lamentato le carenze del sapere, sia in ambito letterario che in ambito naturalistico, prospettando e presagendo la possibilità di un mondo in cui finalmente la fratellanza dello studio e dell’esercizio delle arti meccaniche avrebbe rinnovato tutte le attività umane: “il progresso scientifico consiste in una certa misura anche nel prudente governo e nelle sagge istituzioni delle singole università, così si avrebbe un accumulo di sapere, se tutte le università sparse per tutta l'Europa fossero fra loro in più stretti rapporti e collegamenti. Eppure esistono tanti ordini e sodalizi i quali, benché sparsi e dispersi in Stati diversi, sentono sempre una comunione che li affratella (…). E come la natura crea la fratellanza in una famiglia, le arti meccaniche trovano la loro comunione nei sodalizi, la unzione divina costituisce la fratellanza tra i re e i vescovi, i voti e le regole introducono la fratellanza negli ordini sacri; così non può mancare la fratellanza nobile e generosa tra uomini della scienza e della luce, giacché Iddio stesso è detto Padre dei lumi” (F. Bacon, The Advancement of Learning, II, dedica a Giacomo 1, p. 13; cfr. De augmentis scientiarum, la versione latina posteriore, in Opere filosofiche, a cura di Enrico de Mas, Laterza, Bari, 1965, vol. II, p. 84).

Johann Valentin Andreae (1586-1654), specialmente ne Le nozze chimiche di Christian Rosencreutz, (1459), usa spesso la dicitura “il padre della Luce” in luogo di Dio o Creatore (Johann Andreae, Valentin, Chymische Hochzeit Chrístiani Rosencreutz: Anno 1459, Strassburg, Zetzner, 1616; trad. it., Le nozze cbimicbe di Christian Rosencreutz, Anno 1459, Atanòr, Roma, 1975 o Milano, Studio Editoriale, 1987).

Nel 1620 verrà pubblicato a Londra, da Francesco Bacone, Lord Cancelliere d'Inghilterra, l'Instauratio magna nel cui frontespizio si vede una nave che a vele spiegate, su un mare tempestoso, sta attraversando le colonne d'Ercole e più sotto la citazione dal Libro di Davide Multi pertransibunt et augebitur scientia, e nel 1623 nella Nuova Atlantide (pubblicata postuma nel 1627) si narra che: “il re (…) emanò il seguente decreto: ogni dodici anni due navi equipaggiate dovevano salpare da questo regno per due diversi viaggi e in ciascuna ci doveva essere una missione di tre Soci, o Fratelli, della casa di Salomone, il cui unico scopo era quello di informarci sugli affari e sulla condizione dei paesi ai quali erano designati e soprattutto sulle scienze, sulle arti, sulle opere e sulle invenzioni di tutto il mondo e inoltre di riportarci libri, strumenti e campioni di ogni tipo. Le navi dovevano ritornare quando avevano sbarcato i fratelli che restavano all'estero fino ad una nuova missione (…) in questo modo, noi istituiamo un commercio non per procacciarci oro, argento o gioielli, né le sete o le spezie o qualsiasi altro vantaggio materiale, ma soltanto la prima creatura di Dio: la Luce; per essere illuminati - voglio dire - sullo sviluppo dì tutti i paesi del mondo” (Francesco Bacone, La Nuova Atlantide, Armando Editore, Roma,1998 p. 75).

La solidarietà fraterna rende possibile questo viaggio, il quale ha come solo obiettivo l'accrescimento del sapere che è l'unico modo per ottenere il potere sull'universo accessibile e raggiungibile dall'uomo; ovvero il progresso scientifico avvicina sempre più alla realizzazione di quel “regno dell’uomo” dove abita e governa la Luce. Bacone fa proprio questo concetto biblico sul quale costruirà tutta la sua filosofia della natura, perché Dio, come dice San Giacomo nella Lettera I, 17, viene detto Padre dei lumi e la fratellanza del sapere diverrebbe una fraternità di scienza e di luce. Con queste parole, difatti, egli termina il Novum Organon: “Egli, infatti, per il peccato, cadde dal suo stato di innocenza e dal dominio sulle creature. Entrambe le cose si possono recuperare, almeno in parte, anche in questa vita: la prima, con la religione e la fede; la seconda, con le arti e le scienze” (Francesco Bacone, Novum Organon, Bompiani, Milano, 2002, p.531).

giovedì 23 giugno 2005

Nelle mani di Paolo Casini il mito di Pitagora diventa una originale chiave di lettura di molte pagine della storia della cultura e della scienza (Paolo Casini, L’antica sapienza italica. Cronistoria di un mito, Il Mulino, Bologna 1998, pp. 372, da “Sole 24Ore” del 24 gennaio 1999).
Il mito è quello di Pitagora. Il mito si costituisce intorno al sodalizio fondato nel VI secolo a.C. da una figura che già nell'antichità è leggenda. Sciamano e semidio, mago, taumaturgo dotato di poteri sovrannaturali. Iniziato ai misteri egizi, seguace di Zoroastro e di Mosè. Matematico e fisico, assertore dell'eliocentrismo, riformatore morale e capo di una setta religiosa. Di origine greca o tirrena, capostipite della “scuola italica”. All'inizio dell'Ottocento si pone in dubbio “perfino la sua inafferrabile presenza storica”. Rivendicato ed enfatizzato tra Seicento e Settecento fino ad acquisire la consistenza di un mito nazionale tra l'età napoleonica e l'Unità.
“Le leggende che circondano il Pitagora riformatore, sciamano, autore di miracoli e di meraviglie - scrive Casini - ricadono nelle fabulazioni del pensiero mitico, in un passato sapienziale arcaico, distinto dalla fase creativa nella quale le intuizioni della “scienza” pitagorica si configurano come frutto di ricerche razionali”
A Pitagora sono state attribuite dubbie priorità di scoperte tramandate da aneddoti, dal teorema che porta il suo nome, agli intervalli della scala musicale ai numeri irrazionali e ai solidi regolari “platonici”, di cui Euclide mostra le proprietà. I detti oracolari, i tabù alimentari, la dottrina della reincarnazione dell'anima, il simbolismo arcano dei numeri e l'armonia delle sfere celesti. Dissolte le nebbie della leggenda, la critica moderna ha rivelato l'inconsistenza di molte attribuzioni, viziate “dal peccato d'origine delle finzioni e invenzioni neopitagoriche”. e tuttavia “la storia delle idee non procede soltanto per verità razionali”, afferma a ragione Casini. Il suo percorso è molto più incerto e sfuggente.Ecco perché
“ignorare un mito così multiforme per il suo alto contenuto di errore precluderebbe ogni comprensione dei motivi accessori che fiorirono ai margini della leggenda e nutrirono l'immaginazione di generazioni”

martedì 21 giugno 2005

CADE ANCHE PER LA STORIA DELLA SCIENZA UNO STEREOTIPO CULTURALE: MEDIOEVO “OSCURANTISTA” CONTRO RINASCIMENTO “LUMINOSO”

Quasi tre secoli fa, Isaac Newton diceva di sé: «Io mi vedo come un fanciullo che gioca sulla riva del mare, e di tanto in tanto si diverte a scoprire un ciottolo più levigato o una conchiglia più bella del consueto, mentre davanti mi si stende, inesplorato, l'immenso oceano della verità».

A quel che Newton chiamava “divertimento”, noi siamo soliti dare il nome di scienza.

L'autunno del Medioevo fu tutt'altro che cupo e oscuro. Fu in quel momento che vennero poste le basi della “rivoluzione scientifica” di solito attribuita a Copernico, Galileo, Keplero, Newton. Sembra che certi studi sul concetto di moto o sulla teoria della materia che stanno all'origine delle ricerche della fisica moderna in realtà fossero già avviati nel tardomedioevo.

Cade anche per la storia della scienza uno stereotipo culturale, che si impose nel secondo Ottocento e che Burckardt nel suo saggio sulla “Civiltà del Rinascimento” codificò storiograficamente: medioevo "oscurantista" contro rinascimento "luminoso", tempo della ragione sovrana che dissipa ogni credulità o superstizione. Erano passi compiuti già in altri campi da storici come Huizinga e Kristeller, ma uno studioso americano, Edward Grant, sostiene che questa svolta nella interpretazione della storia della scienza risale agli inizi del Novecento con i quindici volumi pubblicati da Pierre Duhem sulla scienza nel Medioevo: “Fu il primo studioso a vagliare una quantità di manoscritti medievali restati a lungo sotto la polvere e inesplorati. Dopo questa ricerca Duhem poté sostenere che la Rivoluzione scientifica che normalmente viene associata ai nomi di Copernico, Galileo, Keplero, Cartesio, Newton fu in realtà lo sviluppo di premesse scientifiche già formulate nel trecento, in particolare dai maestri parigini”. come nota Grant nel libro ora pubblicato da Einaudi, Le origini medievali della scienza moderna, questa tesi fu ampiamente contestata dallo storico Alexandre Koyré, che negava la continuità tra la scienza medievale e quella moderna. E questo suo rifiuto poggiava sull'idea di un cambiamento sostanziale di quello che un altro epistemologo celebre, Thomas Kuhn, ha definito il “paradigma” che distingue le epoche culturali e, in questo caso, scientifiche. Questo libro di Grant è una miniera di dati, di nomi e di curiosità che ad un tempo affascina e atterrisce. Spiegare come siamo arrivati a scoprire le galassie e la nascita delle stelle, o come siamo diventati di casa con anatomia e composti chimici è parte di questo intrigante libro di storia e di scienza, e indirettamente anche di filosofia e teologia. Grant è docente emerito all'Indiana University, negli Usa.