Il Tempo, in sé fluire di momenti transeunti che vanno accolti, si apre a un "oltre" custode Eterno di valori trascendenti che vanno abitati. Vicende e realtà tendono alla suprema fusione nell'infinita Totalità, anima di ogni Speranza.

venerdì 20 marzo 2015

SCUOLA, LA RIFORMA MERITA SERIETA'

Pubblicato su "Affaritaliani"  il 6 marzo 2015

L'annunciata riforma "storica" della scuola, annunciata come vera rivoluzione epocale e perno della ripresa globale della vita civile e politica dell'Italia - come è stato spesso dichiarato dai governanti del momento - è stata affidata a un Disegno di Legge, che il Parlamento dovrà approvare (come è stato avvertito dall'Esecutivo) entro metà aprile, cioè circa 40 giorni. Se ciò non avverrà, la gravità e l'urgenza della riforma farà sentire il governo "costretto" all'adozione della decretazione d'urgenza, per la cui conversione in legge, però, il Parlamento avrà ben 60 giorni. La motivazione di questo strano comportamento la spiega lo stesso Presidente del Consiglio Renzi in un'intervista rilasciata all'Espresso: "Sulla scuola - ha detto - ci siamo impegnati con il Presidente della Repubblica e con le opposizioni a presentare meno decreti possibile. Mettiamoci d'accordo: prima mi accusano di essere un dittatore, che vuol fare tutto da solo; se presento un disegno di legge aperto alla discussione, mi accusano di non decidere".

Il premier, allora, rivela, o almeno fa intuire, le vere ragioni della sua obbligata azione: "concedere" anche solo formalmente alla Camere Legislative almeno un po' del potere attribuito loro dalla Costituzione e che ogni Presidente della Camera dei Deputati (lungi dall'uscire dal perimetro della propria autorità e invadere il perimetro delle competenze altri) ha il dovere istituzionale di garantire e di difendere le prerogative dell'Istituzione presieduta. Infatti, se la riforma della scuola è davvero "urgente" (come ha dichiarato il sottosegretario Faraone) e richiede lealmente "una discussione ampia" (come ha detto esplicitamente Renzi) la procedura più congrua e lineare è semplice: il Consiglio dei Ministri licenzi un testo di riforma ben definito in ogni suo aspetto e lo sottoponga alla fiducia del Parlamento, che saprà certamente valutare le proposte dell'Esecutivo nella loro oggettiva portata.

Da molte parti (politiche, sindacali sociali) si sospetta, comunque, che dietro tutta l'enfasi delle procedure da adottare e della tempistica da rispettare ci siano difficoltà molto più serie, che solo chi ha vissuto e operato nella scuola conosce.

La scuola ha una problematica molto delicata e complessa: nelle aule scolastiche non c'è una fabbrica, un opificio o una azienda, ma vite umane d'indiscutibile valore e dignità; c'è il futuro concreto delle nuove generazioni, cioè la qualità della vita dei singoli e di tutto il popolo italiano. C'è il futuro dell'Italia affidato a operatori scolastici (docenti, amministrativi, tecnici, ausiliari), che quotidianamente dedicano forze fisiche ed energie culturali, spesso ignorati e talora persino non trattati dignitosamente. E non solo e non tanto per l'aspetto economico: da sempre la scuola si è retta sulla dedizione professionale e sulla abnegazione umana degli insegnanti, che hanno saputo scindere la consapevolezza dell'importanza del loro ruolo dalla considerazione da parte della società e persino dall'indecorosa retribuzione economica. Per questo il mondo della scuola pretende serietà vera e richiede responsabilità convinta, onde guardare al di là dell'immediato e dai risvolti puramente partitici e di successi personali, che non sempre comunque sono da biasimare; anche quando si rischia d'essere considerati e dichiarati "dittatori"; il dittatore non è necessariamente un tiranno: ci sono state e possono esserci sempre nobili figure di dittatori, alieni da ogni vanità, da ogni sfarzo, da ogni esteriorità, al servizio del bene comune.

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