Pubblicato su Affaritaliani il 29 aprile 2016
Ciò che suscita stupore – che subito,
però, si trasforma in indignazione – ormai non sono più la realtà e la scoperta
dei fatti di corruzione ogni giorno più dilaganti e veramente sorprendenti.
Stupiscono, invece, le reazioni di alcune parti del mondo della politica,
quando sono interrogate e chiamate a trovarne i rimedi, al fine di debellare il
più possibile la piaga della disonestà privata e del malaffare pubblico.
Come, soprattutto nell’ultimo
ventennio, il “potere legislativo” italiano abbia prodotto volta per volta (e
spesso caso per caso) “strumenti
giudiziari” mirati a rendere impunibili non pochi né piccoli reati delle
caste e delle lobbies è scritto nelle cronache di quegli anni e ormai sotto gli
occhi di tutti. Tra tutti spiccano gli interventi sulla prescrizione, grazie
alla quale sono state pronunciate (per costrizione di forza maggiore) numerose
sentenze di non colpevolezza, prontamente scambiata e tatticamente propagandata
come “innocenza”, tanto che da “presunti colpevoli” si diventava “sicuri
innocenti” perseguitati, vittime di una giustizia vessatoria e amante delle
manette.
Da oggi – finalmente! – parte l’esame
parlamentare del testo base per allungare i tempi della prescrizione.
Significative le puntuali sottolineature fatte ieri all’inaugurazione dell’anno
formativo della Scuola Superiore della Magistratura a Scandicci dal Presidente
Mattarella, giunto a Firenze in treno. Ricordato il dovere di chiunque
s’impegni in politica non solo di essere, ma anche di mostrarsi onesto in ogni
momento e con tutta trasparenza, in quanto “nell'impegno
politico si assume un duplice dovere di onestà per sè e per i cittadini che si
rappresentano”, il
Capo dello Stato ha avvertito: “Dobbiamo
continuare a spezzare le catene della corruzione, che va combattuta senza
equivoci e senza timidezze. Occorre una grande alleanza tra forze sane per
sviluppare gli anticorpi necessari”.
A tal fine
è necessario che vi sia la massima coesione tra gli organi dello Stato e nelle
istituzioni, perché “Il conflitto genera sfiducia, la giustizia è un servizio e
un valore, le istituzioni devono saperla assicurare per evitare che si generi
sfiducia e si dia spazio al malaffare". Certo, “Vanno rispettati i confini
delle proprie attribuzioni, senza cedere alla tentazione di sottrarre spazi di
competenza a chi ne ha titolo in base alla Costituzione”, ma ognuno deve fare
senza indecisioni e negligenze il proprio compito. L’ordinamento giuridico e il
funzionamento operativo della giustizia sono uno dei pilastri della vita
democratica del Paese: "Ai magistrati è affidata la cura di uno degli
aspetti fondanti del nostro Stato: la tutela dei diritti, della giustizia,
delle libertà. Senza questi non c'è democrazia, non c'è uguaglianza, non c'è
dignità della persona, in altre parole non c’è Repubblica”.
Ecco allora
lo stupore, quando si assiste a certi distinguo di qualche parte politica e ad
alcune dichiarazioni di alcuni importanti esponenti di partito. Si è giunti a dover
leggere il minaccioso ricorso all’uso della “fiducia al governo” anche su
quest’atto così vitale per la sopravvivenza morale ed etica dell’Italia. Che
senso avrebbe imporre un ultimatum sulla possibilità di somministrare l’unico
farmaco salvifico a chi sta morendo proprio per la mancanza di quel farmaco?