Il Tempo, in sé fluire di momenti transeunti che vanno accolti, si apre a un "oltre" custode Eterno di valori trascendenti che vanno abitati. Vicende e realtà tendono alla suprema fusione nell'infinita Totalità, anima di ogni Speranza.

sabato 30 luglio 2005

IL DIALOGO TRA TEOLOGI E FISICI E' VERAMENTE POSSIBILE?

Contro lo gnosticismo del passato e quello del presente, che tendono a considerare la natura come un sottoprodotto della Creazione, il pensiero teologico esclude ogni dualismo tra corpo e spirito, osserva Lino Conti, docente di Storia del pensiero scientifico all'università di Perugia. E cita un testo dimenticato, ma fondamentale in alcune sue parti: la Theologia naturalis del catalano Raimondo Sebunde, il quale affermava: il libro della natura, "digito Dei scriptum", contiene la dimostrazione scientifica dell'esistenza del Creatore. Così, è ancora più "forte e innovativo" il dialogo tra teologi da un lato e fisici, astronomi, informatici, filosofi , dall'altro. "Sono lontani i tempi della contrapposizione anche virulenta: ora le nostre idee dell'uomo e del cosmo non sono più alternative", constata Giuseppe Lorizio, professore di Teologia fondamentale alla Lateranense. Il "libro della natura" permette un contatto strategico tra scienza e teologia. Perché, spiega Conti, "occuparsi del libro della natura vuol dire occuparsi della scienza dei fatti e delle opere di Dio. Nella natura Dio si manifesta, è leggibile". E ha dato grande impulso alla ricerca scientifica questo "libro della natura", che è all'origine una metafora biblica.

Due studenti, però, che leggano il medesimo libro e ne comprendano il significato in modo diverso o addirittura opposto, vengono valutati sempre allo stesso modo dal loro "docente", oppure a uno si dà il massimo e all'altro il minimo dei voti? E comunque, un libro che si presti a letture così diverse, non deve essere poi il frutto di una mente veramente eccelsa, a meno che non venga letto da menti …dementi. O anche: a meno che non si impedisca la lettura "oggettivamente" vera". E questo è un altro discorso; il discorso che ricerca i nessi tra verità e potere.

Nel dialogo proprio della ricerca culturale "libera", l'incontro è l'ignoto punto d'arrivo di lunghi e spesso tormentati itinerari, e mai il punto di partenza, inizialmente proposto e conclusivamente imposto da una delle parti dialoganti.

venerdì 15 luglio 2005

ISAAC NEWTON: DALL'ARTE SACRA ALLA RICERCA SCIENTIFICA?

Michael Wite dedica una biografia al padre della gravitazione universale: Newton. L'ultimo mago. Sir Isaac - secondo la "rivelazione" dello storico inglese - oltre a scoprire i principi che danno forma al mondo, fu anche mago e alchimista. Il geniale fisico, infatti, "aveva passato più tempo assorbito nelle sue ricerche alchemiche che nell'esplorazione delle limpide acque della scienza". Si impegnò a lungo allo studio della cronologia della Bibbia, dell'astrologia e della numerologia, esaminò profezie, si dedicò alla magia cercando di rivelarne i segreti ermetici (la prisca sapientia) "e forse anche alla pratica dell'occultismo e della magia nera". La prova? il milione (circa) di parole sull'alchimia, che lasciò dietro di sé e in gran parte inedite. Il creatore della moderna teoria meccanica, insomma, più che il primo scienziato dell'età della ragione, appare piuttosto come l'ultimo dei grandi maghi. "Le ricerche di Newton nel campo dell'alchimia - è la conclusione di White - esercitarono un influsso fondamentale sulle scoperte scientifiche con cui egli cambiò il mondo".

Forse più correttamente, però, come scrive Michaela Pereira nel suo nuovo Arcana Sapienza, fu proprio in seguito ai lunghi studi nel campo dell'alchimia che "Newton dovette in qualche modo riconoscere che queste ricerche non lo avrebbero portato mai là dove aveva sperato di giungere". Trovò la luce , in sostanza, proprio perché scelse di abbandonare un tunnel che si perdeva nel buio. Dall'Arte Sacra, insomma, difficilmente si poteva arrivare alla legge di gravità.

Quasi tre secoli fa, Isaac Newton diceva di sé:
"Io mi vedo come un fanciullo che gioca sulla riva del mare, e di tanto in tanto si diverte a scoprire un ciottolo più levigato o una conchiglia più bella del consueto, mentre davanti mi si stende, inesplorato, l'immenso oceano della verità"
A quel che Newton chiamava "divertimento", noi siamo soliti dare il nome di scienza.