Il Tempo, in sé fluire di momenti transeunti che vanno accolti, si apre a un "oltre" custode Eterno di valori trascendenti che vanno abitati. Vicende e realtà tendono alla suprema fusione nell'infinita Totalità, anima di ogni Speranza.

domenica 1 gennaio 1989

Piero Martinetti. Politica e filosofia. Con alcuni "Pensieri'"inediti


Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Collana "La Cultura delle Idee" diretta da Fulvio Tessitore e Giuliano Marini, 1989, pp. 184.
“Cosimo Scarcella già nel 1988 aveva dedicato un saggio all’approfondimento del La dottrina politica di Piero Martinetti: aspetti teoretici e aspetti pratici (“Il Pensiero Politico”, I, 1988) e ne aveva mostrato il tentativo di fondare una società quale grande unità spirituale distinguendolo da analoghe, coeve, teorie idealistiche o spiritualistiche. In questo volume l’autore ha saputo pazientemente enucleare e coordinare nella riflessione di Martinetti tutti quegli spunti o quelle tesi politiche – più o meno sparsi e comunque mai approfonditamente studiati – che si sono rivelati tanto articolati e ricchi da farci scoprire in lui un vero teorico della politica e dello stato (…). Nel richiamo martinettiano al ‘concetto stoico e cristiano della libertà’ lo Scarcella trova il fondamento di una concezione della società e dello stato che consenta all’uomo di sollevarsi sull’atomismo particolaristico dei bisogni passando dalle attività tecniche a quelle di cultura: l’arte, la scienza, la filosofia, la religione (…). Nell’ascensione dalla vita organica, alla vita morale, alla vita religiosa l’uomo passa dall’individualità alla coscienza interindividuale, alla vita universale e, naturalmente, in quest’idealità molto più che dagli uomini d’azione le società sono profondamente mutate dai grandi riformatori del pensiero. ‘I grandi riformatori del pensiero – scrive Martinetti, come ci ricorda lo Scarcella – hanno silenziosamente operato nella società dei rivolgimenti assai più grandi che i condottieri e i politici: essi sono i veri inventori; gli altri si agitano nella comune corrente fra la turba imitatrice’ (…). Lo sviluppo storico è sempre opera dell’uomo tutto intero sicché l’economia coi suoiu modi di produzione e la struttura giuridico-sociale sono nutrite sempre da radici morali e religiose (…). L’alba di una giustizia migliore, il richiamo alla carità, il ricordo alle élites rientrano in un dibattito concreto, segnato dall’antigentilianesimo perché nutrito dall’anelito alla libertà contro ogni totalitarismo. Le voci si Capograssi, Solari, Burzio, Gobetti, Rensi, evocate suggestivamente da Scarcella, entrano in momenti diversi in un coro che richiama con amarezza le colpe dell’idealismo filosofico ed esprime le lodi per i beni preziosi della libertà e della cultura. Lo Scarcella nell’ultima parte del suo ricco lavoro… utilizza i Pensieri tratti dalle carte inedite custodite nell’Archivio dell’Accademia delle Scienze di Torino per darci ulteriori indicazioni riguardanti gli organismi sociali e giuridici nonché il problema della violenza e della guerra, offrendo così un prezioso contributo per la comprensione del realismo martinettiano”.
(MARIA LUISA CICALESE, in "Critica Storica", Roma, 1990, anno XXVII, numero 2)
“Nel panorama delle teorizzazioni della scienza politica nei primi anni del Novecento i nomi di Vilfredo Pareto, Gaetano Mosca e Guglielmo Ferrero sono quelli maggiormente ricorrenti e autorevoli quando si tratti di denunciare ora l’astrattismo liberalistico, ora la demagogia socialistica, l’anarchismo sindacalista come la verbosità della democrazia (…). Pareto, Mosca e Ferrero non furono comunque soli nella denuncia della ormai palese impotenza delle teorie politiche e delle forme di governo dominanti nell’Ottocento; al loro fianco, pur con notevoli differenziazioni, può porsi infatti la figura del filosofo dell’idealismo trascendente, antipositivista e antistoricista, Piero Martinetti (1872-1943), il cui apporto anche alla speculazione politica è evidenziato nel volume di Cosimo Scarcella (…). E’ indubbiamente, quella che emerge dalla speculazione politica di Martinetti, una società ideale che, partendo da una concezione profondamente pessimistica del mondo contemporaneo e dell’insufficiente impulso all’elevazione umana, non perde comunque la fiducia nella possibilità di creare un futuro a misura d’uomo; una teoria elitaria, una sorta di ‘socialismo morale’ – come la definisce Scarcella – che, nell’affermare l’onticità della personalità umana, la libera al contempo sia dagli egoistici particolarismi della singolarità, sia dal pericolo di un assorbimento in realtà superiori che finirebbero per annichilirla”.
(Recensione in "Storia Contemporanea", Bologna, anno XXI, ottobre 1990, pp. 368-369)
“Arricchito in appendice da alcuni Pensieri inediti di Martinetti, il volume rappresenta il primo tentativo di ricostruire l’interna unità e coerenza delle idee politiche martinettiane sparse nei suoi scritti di etica, metafisica e filosofia della religione. Il fatto che Martinetti non abbia dedicato alcuna opera specifica alla trattazione del problema politico, può costituire una giustificazione soltanto marginale della disattenzione riservata a questo importante aspetto della sua meditazione filosofica. Scarcella mette infatti in evidenza – ed è un lato che rende immediatamente apprezzabile il volume – che la riflessione politica martinettiana, organicamente connessa a quell’idealismo ‘trascendente’ che ne ispira la concezione filosofica, risponde ad un orientamento profondamente sistematico. Le ragioni dell’oscurità in cui è rimasto avvolto il pensiero politico del Martinetti anche allora ricercate – come sottolinea Scarcella – nell’avversione della cultura politica italiana nei confronti di una posizione ostile tanto al totalitarismo fascista (un ‘nuovo feudalesimo’), quanto alle ideologie liberali, democratiche e collettivistico-marxiste tornate al centro del dibattito politico del secondo dopoguerra. Il suo stesso ‘neoplatonismo cristiano’, che faceva dell’atteggiamento di piena autonomia del filosofo un dovere morale, lo rendeva estremamente scomodo agli occhi di un ceto intellettuale che ambiva a farsi ‘organico’ alla classe sociale o al potere costituito. Occorre aggiungere che, col trascorrere degli anni, l’affermarsi di un ordinamento fin troppo sensibile alla riduzione positivistica della politica ad attività amministrativa non poteva non riservare uno sguardo distratto ad ogni impostazione di più vasto respiro del problema politico (…). In questo senso, il ritorno al pensiero politico di Martinetti, che si spera non si arresti a questo primo contributo, si inscrive in un clima di legittima Rehabilitierung della riflessione filosofica sulla politica (…). Venendo ai contenuti specifici del volume, bisogna dire che Scarcella mostra con lucidità e con dovizia di citazioni come la soluzione martinettiana del problema politico scaturisca da una serrata critica delle filosofie dell’immanenza che hanno finito col risolversi in una divinizzazione dell’umanità. Di qui il rifiuto di Martinetti del sistema politico liberale (…), che ha favorito, a causa dei concetti ‘astratti’ di libertà e di uguaglianza (…), un ‘egoismo collettivo’ (…). Posto dunque che Martinetti, mentre riconosce nella forza ‘l’anima’ dello Stato, la inserisce in un sistema di gradi ascendente verso forme di vita morale sempre più elevate, il tema in cui egli s’imbatte è naturalmente quello della definizione del rapporto di politica e morale. Con la consueta abbondanza di particolari, Scarcella insiste sul fatto che in Martinetti la politica ha un proprio ‘dominio autonomo’ in quanto operare della forza contro la forza; che la forza deve un mezzo per fini superiori di natura morale; che politica e morale non possono infine non essere complementari”
(G. BRAZZINI, in "Il Pensiero Politico", Firenze, 1991, a. XXIV, n. 1)

venerdì 1 gennaio 1988

La dottrina politica di Piero Martinetti


La dottrina politica di Piero Martinetti: aspetti teoretici ed aspetti pratici, in “Il Pensiero Politico”, Firenze, Olscki Editore, a. XXI, gennaio-aprile 1988, pp. 72-88.

martedì 1 gennaio 1980

Condorçet. Dottrine politiche e sociali


Milella Editore 1980, pp. 312
“Ce petit livre ne doit pas se comparer à celui que K. Baker a publié six ans (Condorçet. From natural Philosophy to Social Mathematics, Chicago, 1975) ; il se présente plutôt comme un essai destiné à introduire le public italien à la connaissance de la pensée politique et sociale de Condorçet. C’est la raison sans doute pour laquelle on y parle de la doctrine politique constitutionnelle et de la doctrine politico-sociale de Condorçet sans trop s’attacher à sa mathématique sociale ou à sa conception de l’éducation. C’est à dire che l’Auteur s’intéresse davantage aux aspects modernes de cette pensée et que son livre, qui comble heuresemente une lacune est une invitation à la lecture"
(CHARLES PORSET, in " Dix-huitième Siècle ", Revue annuelle, Paris, 1981)
“Lo Scarcella dimostra che l’evoluzione graduale del pensiero sociale e politico e degli atteggiamenti del Condorçet non violano la sua coerenza di fondo. Tutto l’insieme delle progettazioni del Condorçet, osserva Scarcella, ‘è continuamente animato dalla fiducia di instaurare una vita umana sempre più degna dei suoi valori e delle sue finalità. La conciliazione tra governo diretto e governo indiretto non può essere considerata un semplice compromesso (…). E’ una conciliazione che si fonda non solo e non tanto sulla capacità eclettica della mente filosofica del filosofo, ma anche e soprattutto sulla sua ricca interiorità umana’. …A spiegare il fraintendimento condorcettiano della verità religiosa ci sembra pertinente un’osservazione dello Scarcella per il quale ‘Condorçet, compiendo alcune confusioni su problemi di delicato interesse teorico, identifica la verità religiosa con la sua realizzazione pratica, e soprattutto con gli uomini, esseri umani anch’essi perfettibili ma non perfetti, a cui è affidata la concreta realizzazione della verità religiosa’”.

(SANTE ALBERGHI, in "Filosofia", Torino, luglio 1981- fasc. III, anno XXXII)
“E’ giusto mettere oggi in rilievo l’importanza di Condorçet come pensatore e uomo politico, importanza spesso trascurata e a torto offuscata dalla maggiore celebrità accordata, in molti manuali e monografie, a Voltaire e a Turgot: in questo senso si muove il recente lavoro di Cosimo Scarcella che, insieme con quello critico di Gianni M. Pozzo (Condorçet tra illuminismo e positivismo, Verona 1980), sembra costituire una ripresa di studi condorcetiani, a venticinque anni di distanza dall’ultima monografia italiana sull’argomento (A. Cento, Condorçet e l’idea di progresso, Firenze 1956)…. Tutti questi aspetti dell’opera del Condorçet, visti come anticipatori di quella che oggi è detta genericamente ‘scienza sociale’, sono trattati estesamente nel libro di Scarcella, con l’ausilio di una notevole documentazione: ci auguriamo che esso possa stimolare una efficace ripresa di studi su questo filosofo, al quale onestà, coerenza ed equilibrio non fecero mai difetto, neppure poco prima della morte, quando, con incrollabile fiducia illuministica, terminò l’Esquiesse preconizzando i progressi futuri dello spirito umano. Mi sembra giusto concludere, con le parole di Scarcella, che ‘Condorçet … rimane … il filosofo dell’umanità ed il militante per il suo progresso e il suo perfezionamento’”.

(PAOLO BANFI, in "Sapienza", Napoli, aprile 1982).