Il Tempo, in sé fluire di momenti transeunti che vanno accolti, si apre a un "oltre" custode Eterno di valori trascendenti che vanno abitati. Vicende e realtà tendono alla suprema fusione nell'infinita Totalità, anima di ogni Speranza.

domenica 26 settembre 2010

“ORIENTARSI” ovvero SAPER FARE SCELTE E PRENDERE DECISIONI

Quando si parla di “orientamento”, si pensa quasi sempre alle attività che si fanno in genere nelle scuole, per indirizzare gli alunni e gli studenti nelle scelte degli studi o delle professioni, oppure ai suggerimenti che molti settori della produzione e dell’occupazione propongono, affinchè si trovi qualche collocazione lavorativa, o anche ai consigli che vengono offerti soprattutto agli anziani, affinchè dedichino il loro tempo ad attività “socialmente utili”.
Questi sono tutti aspetti importanti dell’orientamento, ma non ne costituiscono la vera sostanza, che è molto più vasta e profonda. Infatti, la parola orientamento significa rivolgersi verso l’oriente e riconoscere i punti cardinali del luogo, in cui uno si trova. In senso figurato, quindi, significa la capacità di individuare dove si è e dove si può andare; quindi, a qualunque età, dall’adolescenza alla terza età, l’uomo rivolge a sè, anche se in maniera diversa, le domande: “Dove sono? Dove vorrei andare? Dove posso realmente andare?”: cioè, ha bisogno di orientarsi, per operare le proprie scelte di vita.
Dobbiamo considerare, inoltre, che nel nostro tempo le conoscenze crescono e si diffondono con velocità straordinaria, che il mondo del lavoro cambia continuamente e richiede abilità sempre nuove; che i modelli del vivere nella società si modificano ininterrottamente ed esigono continuamente scelte nette e coraggiose. Allora appare chiaro che l’orientamento non può limitarsi semplicemente a informare e a informarsi sugli sbocchi occupazionali né può ridursi a verificare le proprie attitudini lavorative, ma consiste in primo luogo nel riflettere sulla propria identità personale, nel prendere coscienza sicura della propria storia individuale, nel riesaminare i significati su cui abbiamo costruito la nostra vita; e poi, in secondo luogo, nell’analizzare, vagliare, comprendere i contesti culturali e le situazioni sociali, in cui viviamo e vogliamo o dobbiamo operare.
Così inteso, l’orientamento non è un intervento che si organizza dall’esterno dell’uomo (dalla famiglia, dalla scuola, dalla società, dal mondo del lavoro e delle professioni, dalle istituzioni politiche, dalle associazioni civili, dalle organizzazioni religiose), ma è un’azione che appartiene innanzi tutto all’interiorità dell’animo umano, il quale si pone, in questo modo, come l’agente principale delle scelte che ciascuno prende di volta in volta. Orientamento, quindi, significa conoscere se stessi e il proprio ambiente, per essere in grado di decidere autonomamente e responsabilmente di fronte alle diverse situazioni, soprattutto quelle che presentano più possibilità di scelta e attraggono in diverse direzioni. Ciò comporta, ovviamente, il coraggio di affrontare anche il rischio delle proprie scelte e, quindi, delle proprie conquiste, ma anche degli eventuali errori. Solo così, infatti, si scoprono seriamente le reali alternative offerte dal contesto storico e s’individuano le opportunità effettivamente presenti sulla strada, grazie alle quali ci si può inserire nella vita sociale e in quella produttiva.
Per questo è necessaria anche un’adeguata capacità di riadattamento, perché qualche volta (se non spesso) è necessario rivedere le proprie decisioni, dando prova di vera autonomia di giudizio e di forte responsabilità morale. In altri termini, non bisogna semplicemente saper fare scelte convenienti per se stessi ed efficaci per il conseguimento dei propri scopi, ma è necessario anche saper gestire l’andamento dell’intera evoluzione del mondo in cui si vive, collegando risorse, doveri, diritti e contenuti. Questo significa che, quando ci si trova in situazioni di confusione e di mancanza di senso, non bisogna ricorrere subito a soluzioni facili e immediate. Queste, infatti, liberano certamente dall’ansia e acquietano lo sconforto, ma non permettono di vincere l’affanno di un’attesa, che, invece, con i ritmi dei suoi tempi, saprà indicare la strada veramente più giusta e darà la forza di conservare integra e forte la propria esistenza anche nei momenti in cui sembra che manchi ogni motivo per continuare a vivere.
In questa prospettiva ogni uomo può essere considerato come il crocevia di una complessa serie di fattori, tra cui hanno un ruolo fondamentale la propria identità personale e il contesto sociale e culturale in cui egli deve vivere. L’identità personale, però, non è un qualcosa che, una volta acquistata, rimane stabile e immutata nel tempo, ma è il risultato sempre nuovo di un processo in continua evoluzione, che coinvolge sia le scelte dell’individuo e sia l’influsso delle relazioni sociali. Da ciò consegue che, per un valido orientamento, si devono fare le scelte, agendo sia sul proprio mondo interiore e sia sul mondo esterno, in quanto ogni scelta deve scaturire dai progetti che ognuno desidera realizzare e deve sostanziarsi delle concrete possibilità, che offre l’ambiente. L’orientamento veramente efficace, quindi, si realizza in scelte, che vengono fatte sempre nell’ambito di concrete situazioni familiari e sociali, anche a costo di dover sostenete dure lotte con i propri obiettivi o con situazioni, che di fatto impongono dei limiti insormontabili. Dall’incontro sapiente di scelte da parte dell’uomo e di opportunità da parte dell’ambiente s’incrementa, a sua volta, un terzo fattore molto importante: cioè, lo sviluppo dell’intera civiltà, grazie al quale si creano per tutti, a prescindere dall’età di ciascuno, nuove situazioni di vita e nuovi problemi particolari. Pertanto, ogni azione di orientamento non lascia mai l’individuo così come era prima né fa rimanere inalterato l’ambiente circostante. Da quest’incontro virtuoso di volontà umane e opportunità ambientali nasce un nuovo corso di vitalità. L’orientamento, quindi, non è solo un punto di arrivo, ma è anche e soprattutto un punto di partenza, in quanto non solo fa progettare finalità e obiettivi da raggiungere, ma suggerisce sempre, e validamente, anche un qualche “senso” profondo della vita per i singoli e per l’umanità intera. Infatti, gli obiettivi dei propri progetti sono descrivibili logicamente e spiegabili razionalmente, ma il senso dell’esistenza individuale e della storia del mondo è qualcosa di più intimo e non comprensibile con i nessi della sola ragione, perché è la totalità dell’uomo che intuisce e vive i moti arcani che s’agitano nel suo animo, costituito anche di sensibilità, di affettività e di sentimento.
Orientare e orientarsi, allora, costituiscono indubbiamente un difficile impegno per l’essere umano, ma anche il motivo della grandezza e della dignità della sua natura. A questo proposito Rita Levi Montalcini ricorda come l’uomo, al pari di ogni essere vivente, “porta gelosamente rinchiusa nello scrigno nucleare di tutte le sue cellule, la storia della sua specie”, ma, a differenza di tutti gli altri esseri che hanno già segnato il loro destino, lui solo possiede la facoltà di “esercitare il diritto di scegliere, tra le molteplici strade che si aprono davanti a lui, quella che ritiene più confacente alle sue aspirazioni”, perchè dotato della capacità di intendere e di volere e, quindi, di tracciare il proprio percorso di vita.

3 commenti:

Anonima ha detto...

Nostalgia.
Giada

Anonimo ha detto...

Orientare la propria vita, avere il coraggio di concretizzare ogni libera scelta, trovare la meta e avvicinarsi ad uno stato d'interiore benessere, in cui desiderio e realtà si confondono, in cui pensiero e azione scaturiscono da un' armonia perfetta tra anima, cuore e mente.

E, dopo uno stato di iniziale, totale, confusione si comprende che "non la forza, ma la costanza di un alto sentimento fa gli uomini superiori" (Nietzsche).

Un saluto,
Aurora

Anonimo ha detto...

Cogliere il domani in solitudine , assaporarlo fino in fondo , per aver così ,dentro di sé ,la parte più profonda dell’universo.Non lasciarlo mai scappare ("Tenersi stretto, stretto in tasca il mondo
per poi ridarlo un giorno solo a te
...a te che non sei parte dell’immenso ma l’immenso che fa parte solo di te solo di te..."),anche quando il coraggio di vivere sembra che ci stia abbandonando sopraffatto dalla malinconia.Questa credo che sia un’ottima mossa nella infinita ed eterna scacchiera della nostra vita.
Un caro saluto,Eleonora.