Il Tempo, in sé fluire di momenti transeunti che vanno accolti, si apre a un "oltre" custode Eterno di valori trascendenti che vanno abitati. Vicende e realtà tendono alla suprema fusione nell'infinita Totalità, anima di ogni Speranza.

venerdì 30 ottobre 2009

IDEALITA' E REALTA' ovvero SOLITUDINE E TOTALITA’

Mondo delle idealità e mondo delle realtà, confini della spiritualità e confini della concretezza, sfera della progettualità e sfera della realizzabilità: sembrerebbero due mondi distinti, forse anche contrastanti e inconciliabili, per cui sarebbe assurdo anche ipotizzare la possibilità di una loro interazione. Sembra opportuno, tuttavia, indagare se possano esserci – o se ci sono con certezza – rapporti tra il mondo “interiore” proprio dello spirito umano individuale e il mondo “esteriore” proprio della vita che si svolge nelle società umane e nel mondo della realtà. Il primo è il mondo, che ognuno concepisce negli intimi recessi del suo spirito, feconda nell'arcano calore del suo sentimento, alimenta nella segreta intimità del proprio animo (è il mondo, quindi, fatto di interiorità, di risevatezza, di segretezza, di “nessi logici” umani, ma incomunicabili); il secondo è il mondo della vita reale, quel mondo che ciascun uomo deve progettare nelle maglie spesso ingovernabili dei rapporti interindividuali, deve vivere nell'intreccio imprevedibile dei rapporti tra gruppi e tra società, deve realizzare durante il tempo che passa inesorabilmente, e dentro gli spazi quasi sempre imposti dalle situazioni storiche oggettive e contingenti (è il mondo, quindi, fatto di esteriorità, di verificabilità, di ostentazione, di “nessi logici” umani comunicabili, che si traducono, per lo più, secondo l'espressione di Ipponatte, nelle “ipocrisie della vita”).
Ciascun uomo, esistenzialmente, nasce “situato” in un luogo e in un tempo definito, del tutto indipendentemente da ogni sua scelta, consapevole o inconsapevole; si viene a dover stare, quindi, in un contesto sociale, economico e culturale ben stabilito; e da questo contesto, di cui è “figlio”, gli derivano i fondamentali caratteri specifici che lo “segneranno”, cioè lo definiranno, lo condizioneranno, lo determineranno per l'intero corso della sua esistenza, investendone non solo i suoi aspetti corporei e le sue connotazioni psichiche, ma anche le modalità essenziali del suo pensiero e del suo comportamento. Sotto questo aspetto, perciò, ciascun uomo è “segnato” biologicamente e culturalmente; cioè, è un soggetto che “deve” pensare e agire nell'alveo di tradizioni consolidate, di valori comuni, di doveri e diritti sociali concordati e sanciti. Diversamente diventerà un apolide, “asociale” e “incivile”: rimarrà estraneo e rigettato da tutti, cioè non avrà una propria identità sociale e culturale storica. E così ridotto, sarà considerato e trattato come un povero “idiota” da sopportare e da commiserare: sempre, comunque, inutile, se non addirittura nocivo, perchè di peso e di ostacolo al cosidetto vivere civile.
Nello stesso tempo, però, ciascun uomo, esistenzialmente, nasce “dotato” di un proprio mondo interiore, tutto e solo suo, dentro il quale egli cova, feconda e alimenta sentimenti spontanei suoi e sue emozioni involontarie, affetti liberi suoi e sue speranze inaspettate, desideri impensati suoi e sue paure improvvise, incertezze incontrollate sue e suoi progetti accarezzati, suoi sogni sempre bramati e mai abbandonati: cioè, tutto quel mondo interiore, che costituisce la sostanza più vera della singola vita umana; quella sostanza che dà l'audacia delle proprie visioni totali e delle scelte vere, radicali e definitive, che niente e nessuno, nemmeno la morte, potrà mai mutare e nemmeno soltanto scalfire. La realtà storica, tuttavia, condizionerà le idealità e addirittura determinerà le modalità della realizzazione delle scelte; il mondo reale imporrà tempi e spazi d'azione e di comportamento, richiederà coraggio estremo, causerà dolori sovrumani, infliggerà tormenti strazianti. Però, rimarrà intatta, sempre e comunque, l'essenza reale del mondo ideale d'ognuno, cioè dell'unico mondo veramente pieno, perchè popolato dalle scelte autentiche, perchè scelte libere, estreme, “ideali”, totali, che l'uomo, dovendo vivere concretamente negli angusti confini della storia terrena, momentaneamente realizza solo nelle dimensiomi della speranza e dell'attesa, ma che che è sicuro di realizzare nella piena totalità della loro entità nell'eternità dell'Infinito. Il mondo delle idealità è il mondo che ognuno vive nel proprio animo: e lo gestisce liberamente, lo custodisce gelosamente, lo difende tenacemente. Ecco perchè abbiamo definito l'animo umano come “lo scrigno più prezioso, più sicuro, più impenetrabile, più sacro che è dato in dote a ciascun uomo”. E la dimensione dell'animo umano è così importante che l'abbiamo considerato “l’essere sostanziale d’ogni individuo, la sua vera essenza esistente e vivente in sé e per sé, nella sua singolarità totale, che rende l’esistente umano (che in sé e per sé è individuale e contingente) partecipe della Totalità somma dell’unico Essere infinito: quell’Essere che tutto comprende e tutto accoglie; che tutto realizza e tutto esprime; che tutto verifica nell’assoluta trasparenza immediata della verità immortale (…); che mai viene meno, mai dubita, mai tradisce; quell’Essere totale che nessuno e nulla può ingannare”.
Ecco la drammacità della situazione esistenziale dell'uomo. Da una parte, egli è un essere storico, che “deve” vivere in tempi storici ben definiti e dentro spazi geografici ben circoscritti, per cui è “parte” di una ben determinata cultura, dentro la quale “deve” realizzare la sua esistenza. Si trova immerso, quindi, in un mondo storico, che s'impone per la concretezza degli elementi che lo costituiscono: cioè, successo, benessere, ricchezza, potere, piacere, salute... E' un mondo che forma un insieme ben compatto di solidi elementi che interagiscono tra di loro, condizionandosi e determinandosi, creando, così, “situazioni oggettive” concrete e inoppugnabili, che governano sostanzialmente la vita storica degli uomini. Dall'altra parte, però, l'uomo, in quanto dotato anche di animo, di mente, di cuore, di sentimento, è pure un essere che vive – anche se in un mondo fatto di tempo e di spazio - un'esistenza “senza tempo e senza spazio”, un essere incondizionato, “libero”, tendente all'infinito. Come tale, l'uomo è ”cittadino” del mondo “ideale” (non meno reale del primo): quel mondo che vogliamo indicare come il “mondo ideale dei sogni”, che, sgorgando e sviluppandosi nella profonda intimità dell'animo umano, abita totalmente nel pensiero e vive pienamente nei cuori degli uomini.
I due mondi, quello delle idealità e quello delle realtà storiche, si trovano spesso in disaccordo e in contrasto tra di loro e generano, perciò, dissidi interiori e tormenti esistenziali. Molti pensatori hanno rappresentato esemplarmente questo stato umano: poeti, artisti, filosofi. La sofferenza maggiore deriva dall'impotenza umana di dare pieno sviluppo a tutti gli aneliti dell'animo, mortificati dalla necessità che domina la contingenza dei fatti umani. Il divario tra realtà e idealità è troppo grande e, storicamente durante questa vita, a dominare è la tirannia della realtà. Però, quanto maggiore è il dominio del mondo reale tanto più si rinforza la “fede razionale” nelle idealità, che accrescono sempre di più la loro consistenza e la la loro urgenza. Addirittura, si assiste al paradosso per cui quanto più vuole prevalere la realtà, tanto maggiore diventa la forza dell'ideale, vincendo ogni ostacolo e superando ogni difficoltà. L'animo umano, allora, si slarga gradualmente e incessantemente, sentendo sempre più urgente il bisogno dell'infinitudine, tanto da desiderare sempre di più di liberarsi dai suoi limiti esistenziali e sciogliersi nella Totalità dell'Essere, dove albergano solo certezze e regnano solo scelte estreme, definitive ed eterne.
Questo mondo ideale – si chiedeva, tra gli altri, Kant - raggiungerà mai la sua piena realizzazione, o è condannato a rimanere un'aspirazione dell'animo e un anelito dello spirito umano? Mondo ideale e mondo reale, pur essendo in dissonanza e talora anche in contrasto, tuttavia interagiscono; anzi, è proprio la loro interazione che tesse la trama concreta dello svolgersi dell'esistenza umana. E, mentre il mondo della storia à destinato a passare, il mondo delle idealità è destinato all'eternità, dove c'è solo vita perenne e indistruttibile. Per cui la realtà più solida è quella delle idealità, che costituiscono la vera forza motrice dell'esistenza umana: sono le idealità che dànno impulso al vivere umano. L'uomo vive in questo mondo, ma non è di questo mondo: la sua avventura esistenziale è un perenne tendere e un progressivo avanzare verso i cieli dell'immortalità e dell'eternità. Vive incatenato ai ceppi della contingenza e del transeunte, ma “sogna” e tende all'assoluto, per il quale è fatto, per il quale vive e a cui aspira. Tutto ciò può sembrare piuttosto astratto, se non poco sensato; e non a caso è lo stesso Kant che, prevenendo tale osservazione, ammonisce gli uomini: se, anziché deridere le “idee” platoniche, essi si impegnassero e si dedicassero a realizzarle nella storia del mondo, il mondo sarebbe certamante meno ingiusto e più a dimensione d'uomo.
Felice, allora, chi può pregustare, già durante la sua esistenza storica, le gioie del mondo “ideale”. Egli vivrà sicuramente momenti anche di strazio e di sofferenza, ma si sentirà sempre più puro e sempre più vicino all'Assoluto: si vivrà sempre più estraneo al mondo reale e sempre più partecipe del mondo ideale, dove sa che diverrà Unità indissolubile. L'animo umano, allora, s'espande fino a bramare di contenere in sé l'Universale e l'Infinito, anche se nelle sole dimensioni della speranza e dell'attesa. Paradosso: solo così l'animo umano “finito” supera le limitazioni e le angustie della realtà storica e si slarga sempre più fino a contenere in sé lo stesso “infinito” perennemente bramato e sempre più intensamente agognato. Nello stesso tempo l'Infinito accoglie e scioglie in sé l'animo dell'uomo, che ha coltivato idee rette e sublimi.Tutto ciò, mentre scorre il tempo, fatto di frammenti che svaniscono, perdendosi nel nulla del passato; mentre il dominio dell'Eterno Infinito s'accresce.
Questo percorso conduce all'isolamento dell'individuo, sfocia nel solipsismo, condanna al nichilismo? No, si risponde con l'autorevolezza dello stesso Platone, prima che lo facesse Kant. In questa avventura esistenziale si autocondanna all'isolamento e al nichilismo solo chi si pasce del suo miope egoismo e si chiude grettamente a ogni forma di gratuita generosità. Ma chi ama l'Umanità e la Realtà, chi ricerca l'Infinito e la Totalità, chi si vota sinceramente al culto della Verità non sarà mai solo, ma possederà una vita colma di senso, a patto però che nutra il bisogno sincero di ricercare l'afflato dell'Amore Totale e senza riserve, che coltivi il coraggio d'intuirne la presenza viva, d'ascoltarne con disponibilità tutte le richieste, d'accoglierne tutte le esigenze con audacia e fino all'estremo, rimanendovi fedele, sempre e comunque, fino a essere pronto al supremo sacrificio del proprio io, se sarà necessario, perchè vi rimanga fedele per l'eternità. Quest'afflato universale, che unisce e sublima, storicamente non è un'astratta aspirazione, né si concretizza solo nel solitario quotidiano operare dell'individuo; ma, perchè sia autentico e vivificante, ha bisogno - come direbbe Jonas - d'incontrarsi con qualche “Altro” dotato di uguale sensibilità e capace di simili eroiche scelte. Solo chi ha la bella ventura d'incontrare sulla sua strada, nel corso della vita, altra anima assetata d'Amore Universale e di senso della Totalità dell'Infinito, vive veramente la pienezza dell'esistenza e realizza tutto il senso della vita umana. Nell'incontro di queste due esistenze s'incarnerà e durerà imperituro l'Amore Universale: quell'Amore che rimarrà l'unico vero Angelo che annuncia l'Aurora di giornate sempre radiose, anche quando saranno momentaneamente turbate dal rumore di qualche tuono, brutto nunzio d'ingiustizia e d'assurdità: ma niente scuoterà l'unità ormai indissolubile dei due esseri, i quali, votatisi insieme alla sublime purezza della generosa gratuità e della fiduciosa libertà, vinceranno tutto il mondo storico, rimarranno in mirabile intima fusione e attenderanno, con fiducia ed entusiasmo, di realizzare le idealità, per le quali sono vissuti, nella loro pienezza totale. Felice chi già in questo mondo incontra, conosce, sceglie, accoglie l'altro, donandosi, a sua volta, senza alcuna riserva e preoccupandosi solo di non venir mai meno alle promesse giurate. Vivrà non nell'isolamento, ma nella “suprema solitudine” piena d'ogni scelta imperitura che condurrà all'assoluta Totalità: eterno evento cosmico retto da arcane ragioni, ignote a noi, che forse conosceremo, quando esse vorranno svelarsi. Mistero di oggi, che sarà verità chiara di domani: così sente l'animo umano, che crede e vive il mondo delle idealità.
Solo nell'intimità dell'animo umano, cioè nel segreto dello “scrigno più prezioso, più sicuro, più impenetrabile, più sacro che è dato in dote a ciascun uomo”, si intuisce il senso dell'avventura esistenziale dell'uomo. Sarebbe molto facile scegliere di riconoscere solo uno dei due mondi (il mondo delle idealità o il mondo delle realtà), sarebbe comodo decidere di rimanere entro i confini o della sola spiritualità o della sola concretezza, sarebbe agevole accogliere la sfera o della sola progettualità o della sola realizzabilità: ma sarebbe solo debolezza e ipocrisia. L'uomo integrale è fatto di molte dimensioni; e, se vuole portare a termine tutto il suo compito e realizzare l'intero senso del suo esistere, deve avere la forza di realizzare l'intera armonia del suo essere e la totalità della sua natura. Negare una qualunque dimensione della natura umana significa rinnegare il proprio ruolo nella sorte dell'intera Umanità, lasciandola carente e imperfetta; intuire e rispettare, invece, la complessa e sublime Armonia della Totalità significa essere consapevoli del proprio ruolo e realizzare il senso del proprio esistere. E non è impresa facile capire sempre il giusto posto da assegnare a ogni elemento che costituisce l'Armonia Universale, la quale talora richiede estremi sacrifici, talora veramente duri ad accettare e a portare fino in fondo: ma l'Amore vince tutto! Felice chi saprà affrontare e superare ogni prova fino in fondo, rimanendo sempre affascinato dal mondo delle idealità, dove tutto è trasparenza e certezza definitive.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

"felice chi può pregustare le gioie del mondo ideale"...forse ho capito cosa voleva dirmi un pò di tempo fa..pretendere che gli altri coltivino una qualche idealità sarebbe equivalente a distruggere la mia , dal momento che mi lascerei andare al più pericoloso degli egoismi..già sentire il pungolo nella propria intimità è un primo passo...Giada

Cosimo Scarcella ha detto...

Cara Giada, sì; è proprio così! Pretendere che altri coltivino nostre idealità, perchè da noi ritenute “valide e belle”, è egoismo; così come è pure egoismo rinunciare a nostre idealità, perchè ritenute da altri inopportune. Le idealità, infatti, sono “sogni personali”, ai quali è appesa la nostra vita reale: questi sogni “creduti” vanno perseguiti con perseveranza ferrea, anche a costo di sacrifici estremi, che dovessero imporre eventuali modalità della loro realizzazione. E tutto avviene nell'intima solitudine silenziosa del proprio animo, che non è ciò che fa apparire: infatti, ignoto a tutti, è intuito solo dall'oggetto (nel tuo caso, penso, dalla persona) del proprio “sogno”, che però, talora, può anche avere momentanee difficoltà a capire e ad accettare particolari oggettive situazioni storiche. Nonostante tutto, bisogna perseverare nel credere nelle proprie idealità, compiendo l'atto supremo dell'Amore dell'afflato universale. Non c'è, infatti, sofferenza più lacerante dell'essere anche solo sfiorati dal dubbio che i propri sentimenti vengano non compresi o addirittura fraintesi da chi è stato reso partecipe della nostra intimità. Ma la forza della fede razioanle nelle idealità vince tutto: anche questo eventuale dolore, che ciascuno porterà, serenamente, con sé nella tomba. Certo, la vita potrà divenire intimamente triste, si ridurrà a un malinconico fluire del tempo nella clessidra della nostra esistenza, e forse non ci sarà più distinzione tra giorno e notte; ma niente e nessuno intaccherà la profonda pace dell'animo, che si pascerà continuamente della fedeltà promessa e giurata ai propri ideali.

Anonimo ha detto...

Guardando fuori si nota un mondo troppo banale e troppo legato alla materialità, un mondo che ricerca le strade più brevi per raggiungere i propri scopi…un mondo in cui l’ avere cerca di annientare l’essere, il rumore trionfa sul silenzio, la frenesia vince la meditazione…
Ci accorgiamo che si ha paura di rimanere soli e così si odia il silenzio e ci si immerge nella vita sociale.

Eppure esiste una realtà che fa vivere l’uomo perché è essa stessa vita vera;una realtà che non si può neanche immaginare;una realtà che cresce nell’animo di uomini che brillano di una luce immensa…
Giunge in punta di piedi, in un momento inaspettato, e penetra in tutto l’essere illuminando quella strada buia che per anni si è attraversata a testa bassa,tra la banalità del mondo..
S’incontra uno sguardo che cerca verità nell’ipocrisia, silenzio nel rumore, pace nel tormento…
Uno sguardo che cambia l’intera vita, che sa aspettare sempre, che soffre in silenzio, che crede nell’altro e ne comprene fino in fondo tutte le scelte, che non ha bisogno di tempi o di spazi, che vive nell’aria che respiriamo, che è magia,sintonia,perfezione…totalità!
E’ una realtà che scaturisce dall’interazione tra ideale e reale, e che,anche quando vede svanire tutti i suoi progetti e non ha più lacrime né forza per darsi una spiegazione, non smette di crescere e di avere fiducia… ‘aspettando e sperando’ giorni migliori…

P.S.: “Lo stesso Kant (…) ammonisce gli uomini: se, anziché deridere le “idee” platoniche, essi si impegnassero e si dedicassero a realizzarle nella storia del mondo, il mondo sarebbe certamente meno ingiusto e più a dimensione d'uomo.”
Ogni uomo dovrebbe meditare a lungo su questa frase…

Un saluto,
Aurora

Cosimo Scarcella ha detto...

Sintonia più perfetta dell'armonia cosmica. Unità di pensiero nella fusione totale. Silenziosa profonda corrispondenza. Realtà riservata a pochi. Idealità sublime, propria soltanto delle "anime belle", secondo l'espressione dello Schiller, allievo e "amico" di Kant. Totale eterna unità.

Anonimo ha detto...

Teoricamente la realtà ideale dovrebbe evolversi in libertà reale.
La libertà inerisce al singolo soggetto che è mosso da un ideale e ha un utile sociale.
In questo senso,la libertà implica una relazione con l’altro,un dovere per il dovere.
Il collante dell’ideale (LIBERTA’,FAMIGLIA, COSTITUZIONE…) con il reale ha rivelato, oggi , un paese pieno di interessi egoistici.
Berlusconi ne è la prova evidente. Egli non possiede il senso dell’unicum repubblica sentire in vista di un mutamento COSTITUZIONALE ,ISTITUZIONALE, POLITICO (basti pensare all’indecoroso e demenziale “processo breve”).
Ha solo fatto saltar fuori i vizi del paese che cerca di sanare con riforme ISTITUZIONALI e POLITICHE. Vane sofferenze per la comunità ,solo per un suo capriccioso desiderio di potere,egoismo di parte, mancanza di uno Spirito Nazionale.

Noi italiani di fronte alle difficoltà anneghiamo, perché, SEPARATAMENTE,ognuno cerca di salvare solo se stesso.
Noi non ci diamo una politica trovando ciò che ci accomuna.

In assenza di un bagaglio di valori (imputabile storicamente alle modalità di annessione dei territori dell’Italia Unita), oggi ,la politica tenta delle riforme costituzionali DI PARTE,quando poi il vero problema è "nell’intimità dell’animo umano". Il problema è nella cultura.
La Costituzione è solo un alibi su cui i partiti scaricano le tensioni.
Il deficit di risorse fa spaventare gli italiani che si sottomettono al potere del “leader” passivamente.


Essendoci ,a questo punto,il rischio del collasso definitivo dei valori nella cultura italiana,come potranno ,in questa realtà,essere tutelati gli ideali,quali, primo fra tutti ,i diritti naturali del soggetto, le libertà,la dignità, sfruttando “al meglio” le risorse umane, che tendono a fuggire dall’Italia per mancanza di garanzie?

Si potrà avere giustizia sociale e uguaglianza reale se gli ideali politici sono di parte?

Si potrà avere lo sviluppo generale dello Stato,la salvaguardia dei diritti attraverso una dialettica tra vecchio e nuovo,superando l’anomalia storica, diagnosticando il sistema politico per avere una NUOVA democrazia reale?

E ancora… si potrà continuare ad avere una “propria idea “ in questa neo-dittatura-videocratica?
Eleonora.

Eleonora ha detto...

L'essenza di una gioia così pura e forte... benché caduca. Meglio un istante d'eternità che un'eternità di nulla.