Il Tempo, in sé fluire di momenti transeunti che vanno accolti, si apre a un "oltre" custode Eterno di valori trascendenti che vanno abitati. Vicende e realtà tendono alla suprema fusione nell'infinita Totalità, anima di ogni Speranza.

mercoledì 15 aprile 2009

QUANDO NULLA E’ VERO …

Una riflessione sulla sensibilità del paradosso di Nietzsche

Nella storia dell’umanità restano confermati tutti gli sforzi compiuti dall’uomo, per tentare di trovare una risposta convincente e condivisibile all’inesplicabile, perenne, misteriosa domanda: cos’è vero?
C’imbattiamo in immensi sforzi veramente encomiabili, che sono rimasti, però, sempre e inesorabilmente senza alcun concreto risultato positivo. Le stesse vicende storiche delle numerose chiese e le traversie delle innumerevoli dottrine religiose testimoniano il fallimento d’ogni speranza da parte dell’uomo di conquistare qualche scaturigine feconda di certezze umane attendibili; e la delusione si acuisce, quando a naufragare sono dottrine, che si propongono nelle vesti di depositarie uniche e autentiche di messaggi trascendenti ogni umana capacità. Da parte loro, nemmeno le vicende della ricerca scientifica hanno prodotto migliori punti d'arrivo.
Dove cercare, allora, una qualche garanzia di una verità che possa, se non appagare, almeno sorreggere lo spirito dell’uomo, che aspiri a incamminarsi verso mete suggerite da motivazioni ragionevoli? Tendere alla conoscenza della verità è un’eccelsa connaturata aspirazione umana, che però viene puntualmente delusa nella realtà: ecco il conflitto esistenziale tra ideale e reale, tra aspirazione e realtà, tra essere e dover essere, di cui già Kant aveva sottolineato la drammaticità e nello stesso tempo l’elevatezza. In ogni uomo, che viva in totale pienezza il senso della propria vita, convivono l’insopprimibile aspirazione a mete impossibili e la realtà che inesorabilmente la nega. Gli esiti di questo contrasto possono essere diversi: o di avvilente depressione rinunciataria o di straordinaria vivacità creativa.
E questo è il risultato del pensiero e della vita di Nietzsche. Sembra, infatti, che, per approdare a una qualche certezza solida, sia necessario armarsi dell’audacia di macerarsi eroicamente negli intrichi d’un intimo radicale scetticismo: sembra, cioè, che, per conquistare qualche punto fermo non resti altro che la riflessione filosofica, da perseguire con perseveranza e con l’unico strumento di cui dispone realmente l’essere umano, ossia la propria ragione. E l’umana ragione è ben consapevole di poter contare solo su stessa e sulle qualità che la costituiscono: cioè, il suo limite, che la esorta a non cedere a false smanie; la sua fallibilità, che le rammenta di non congetturare mai l’indiscusso; la sua provvisorietà, che le suggerisce di non contare mai d’aver toccato il definitivo, ma solo qualche breve momento, che presto sarà oltrepassato. La filosofia, quindi, resta l’unica fonte, dalla quale gli esseri razionali possono attingere ciò che dà lucida stabilità all’uomo che vuole decidere liberamente del proprio destino, soprattutto quando gli vengono meno le certezze delle religioni e delle scienze. E la filosofia assolve a questo compito proprio perché è la sentinella della razionalità e della libertà, grazie alla quale si può coltivare la speranza del ritrovamento di verità. E’ la filosofia, infatti, che affissa lo sguardo anche sull’irrazionalità di molti aspetti della vita individuale e collettiva anche dei nostri tempi: e ne scruta argutamente la frammentazione e il paradosso, ne comprende amorevolmente le contraddizioni, ne esamina impietosamente persino le assurdità.
La ragione filosofica, però, vive già con se stessa un rapporto di paradosso e di contraddizione: è, infatti, un rapporto di fiducia in se stessa e nell’altro, e conseguentemente anche di libertà dall’altro e persino da se stessa. Un rapporto, quindi, d’intimo contrasto doloroso, ma costitutivo della totalità concreta dell’essere umano. Infatti, i sentimenti di fiducia e di libertà (certamente autentici, sinceri, validi, provati e reali) s’accompagnano a stati d’animo spontanei (ugualmente autentici, sinceri e reali) di cupo turbamento: turbamento talora pungente e momentaneo, talora profondo e duraturo, talora diffuso e insopprimibile; turbamento che diviene in alcuni momenti straziante spasimo, che straccia l’anima e sfibra lo spirito. Difficile distinguere, allora, i confini di fiducia e di diffidenza, di libertà e di zelo, di amore e di egoismo. Ma è un turbamento, comunque, che domina tutto l’essere umano e che, mettendo sottosopra tutta l’anima confusa, si ostina fino a togliere ogni forza fisica e morale, facendo precipitare l’animo in profondi abissi di buio e di disordine.
Abissi profondi ed estremi, che conducono la ragione dell’uomo quasi a uno sfinimento totale, che sembra annunciare la rassegnazione definitiva e la rinuncia assoluta. Ma ecco il disvelarsi della straordinaria grandezza della ragione umana: proprio in virtù dell’immenso carico dei suoi patimenti subìti, essa supera i successivi tormenti esistenziali, risvegliando nuova vitalità e nuova speranza: non rinuncia, infatti, pavidamente agli ulteriori sforzi che l’attendono, né si rassegna alla presunta ineluttabilità del destino; ma, arricchitasi di nuove rare sensibilità, si apre più largamente al dialogo con la vita, con l’umanità e con il mondo, fecondando nuove verità, mentre continua a rispettare verità vecchie.
Nonostante, anzi proprio grazie a questo connaturato paradosso, la filosofia ha il compito di studiare l’uomo: l’uomo in generale quale partecipe dei destini del genere che lo comprende, e l’uomo singolo quale unico responsabile d’una propria irripetibile storia. In questa prospettiva la ricerca filosofica apre una preziosa finestra, ricca d’intuizioni e di rivelazioni, sull’orizzonte dell’esistenza, la quale non si fa possedere mai sino in fondo, in quanto resta irriducibile a una parola esauriente. L’esistenza umana, infatti, è terreno della libertà; e, come tale, non si fa comprimere; soprattutto quando si tratta della “mia esistenza”, storicamente identificata, inconfondibile e singolare. Nessuno, infatti, è copia di un altro; per cui scoprirsi è la più grande conquista personale, che ci permette sia d’entrare nel territorio del significato e del senso, e sia di comunicare i nostri valori agli altri. L’uomo che si conosce consegna un sapere prezioso, che arricchisce ciascuno e collabora alla trama della storia; anche se bisogna guardarsi da eventuali distorsioni o travisamenti del pensiero, che alterano gli sviluppi, producono malintesi e inquinano i rapporti con la realtà e con la sua interpretazione.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, io sono Patricio Alarcón, argentino. Ho cominciato a studiare il vinculo tra le Bacone e il Vico. Non so come fare per accedere al libro da Enrico De Mas Bacone e Vico. E posiblile incontrarlo? Si puo comprare li, a l´Italia?
Qui in argentina non e posibile.
Si puo respondere questa inquietud io saró felice.
Tante grazie.
P.D.: e-mail: filoalarcon@hotmail.com

Cosimo Scarcella ha detto...

Ho già indicato con mail che può trovare i testi di De Mas presso la Biblioteca della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pisa, oppure direttamente presso l'Editore.
Buon lavoro e cordiali saluti

Anonima ha detto...

Caro prof. di recente ho letto l'ospite inquietante di Galimberti..ricordo che lei a lezione ci diceva sempre che Nietzsche era molto più moderno del tempo in cui visse..e come mai continua ad essere troppo moderno anche oggi?io non ho ancora capito se non percepiamo il vero e seguiamo passivamente la corrente o se ce lo facciamo volontariamente sfuggire di mano perchè seguire la corrente è più semplice ..e poi ancora l'intimità che tutto realizza..quando rileggo quelle parole mi viene desiderio di verità di valori veri ma lo scontro con la realtà è duro e io forse sono ancora ferma alla fase della dialettica e della lotta..Giada

Cosimo Scarcella ha detto...

Cara Giada.
La verità coincide con la realtà: ma non quelle cotruite dagli uomini, bensì quelle che sono tali in sè e per sè, e albergano solo nei cuori coraggiosi e nelle menti audaci dell'uomo che è capace di assecondare la voce del suo essere finito in sintonia con l'Essere Infinito.
Ti consiglierei di leggere "Aurora" sempre di F.Nietzsche (Ediz. Adelphi).
In bocca al lupo. E auguri di buon lavoro... Scarcella