Il Tempo, in sé fluire di momenti transeunti che vanno accolti, si apre a un "oltre" custode Eterno di valori trascendenti che vanno abitati. Vicende e realtà tendono alla suprema fusione nell'infinita Totalità, anima di ogni Speranza.

lunedì 1 gennaio 1990

Introduzione e cura - con Presentazione di Enrico De Mas - della riedizione di A. POGGI, Piero Martinetti (1872-1943)


Milano, Marzorati Editore 1990, pp. 120

"La piccola monografia di Alfredo Poggi su Piero Martinetti che dopo quasi mezzo secolo qui si ristampa col consenso dell'Editore, ha un indubbio valore storico oltre ai suoi pregi intrinseci: apparve in pubblico pochi giorni dopo il 25 luglio 1943 (come risulta dal colophon della tipografia) e venne così a costituire uno dei primissimi documenti della ripresa filosofica dopo la caduta del fascismo. La guerra al Nord era ancora lontana dalla fine, il governo di Badoglio si mostrava molto incerto e pauroso, ma subito la filosofia riprendeva vigore sotto il segno della riammessa libertà di pensare. Pubblicare in una collana il profilo dell'opera di Martinetti era stata certamente per l'autore e per l'editore una decisione piena di audacia, intellettuale e morale, perché tutti sapevano che il filosofo aveva rifiutato il giuramento di fedeltà al regime e si era ritirato a vivere in una campagna isolata, confortato solo da pochi amici tra i quali gli fu vicino fino all'ultimo Gioele Solari (…). Martinetti e Poggi furono due pensatori appartati e contro-corrente rispetto al corso della filosofia idealistica imperante, due spiriti sinceramente religiosi che coltivarono la religione in forme estranee alle chiese e alle credenze popolari. Mai avrebbero accettato di mantenere il significato della fede alla portata del senso comune per poterlo poi sollevare a dignità razionale trasformato e snaturato nell'idealismo immanentistico, secondo un metodo che da Hegel era passato in Croce e da Croce era passato con Gentile nella riforma fascista della scuola nel 1923 (…).E certamente per Martinetti come per Poggi la religione è la chiave essenziale che apre le serrande della vita stessa, così dal punto di vista della conoscenza, là dove il senso comune fallisce e occorre trovare più alte vie d'illuminazione interiore; come dal punto di vista dell'azione, là dove la mistica del dovere puro e la forza libera del volere s'impongono per evitare le ambigue e tortuose vie dell'utile e della semplice morale dell'obbedienza (…). Sentita come valore morale supremo, la libertà s'impone con forza dinanzi dinanzi alle insidie dei tempi; di fronte alla dittatura violenta ma senza vigore di un piccolo despota, come all'interno dell'altra dittatura esercitata in nome della classe che meno di ogni altra può farsi dispotica, perché è costituita dai lavoratori. I correttivi alle alterazioni della patologia storica vanno sempre cercati all'interno della coscienza morale e sono indispensabili anche in quelli come quelli in cui oggi viviamo, dove sotto le apparenze della democrazia si scorge un diffuso agnosticismo e un dilagante utilitarismo, mentre dietro la facciata delle pubbliche libertà è in agguato il più turpe conformismo ideologico. Ricordiamoci dunque di ciò che Martinetti e Poggi ci hanno insegnato: la libertà di pensiero si conquista per gradi con un continuo approfondimento della libertà di coscienza"
(ENRICO DE MAS, Presentazione, Pisa, Natale 1989).

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